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In visita a Tripoli, il procuratore della Corte penale internazionale dell’Aja, Luis Moreno-Ocampo, ha dato l’accordo affinchè Saif al Islam Gheddafi sia processato in Libia. Una decisione che non mancherà di suscitare perplessità, in quanto un processo a Tripoli ha molte possibilità di concludersi con una condanna a morte.

“Siamo qui per garantire la collaborazione al governo libico. Lo scorso maggio avevamo chiesto lo spicco di mandati d’arresto perchè i libici non erano in grado di garantire l’applicazione della giustizia nel loro paese. Oggi la situazione è diversa, a Saif al Islam Gheddafi può essere garantito un processo equo anche in Libia. In questo senso noi daremo assistenza al sistema giudiziario libico.”
Dichiarazioni che il procuratore della Corte penale internazionale ha fatto molto seriamente, senza rendersi conto dell’assurdità delle sue parole.

Niente in Libia allo stato attuale garantisce che il processo al secondogenito del colonnello Gheddafi, catturato qualche giorno fa nel sud del deserto, avvenga in maniera corretta e secondo la legge.
Nel paese il campo politico è strutturato e determinato dai clan tribali e dalle diverse fazioni armate.
Nessuno intende sobbarcarsi la responsabilità di tenere in vita un prigioniero potenzialmente esplosivo come Saif al Islam.
La sua esecuzione sarà l’epilogo verosimile e scontato del processo che lo attende, ennesimo capitolo nella farsa della cosidetta “guerra per la liberazione della Libia”.