Inizia oggi a Durban, in Sudafrica, il Cop 17, il summit delle Nazioni Unite sul clima e i cambiamenti climatici. L’ultimo summit di questo genere si era svolto a Cancun nel 2010 e si era risolto con pochi risultati, un accordo sui gas serra che di fatto non ha contribuito a migliorare la situazione ambientale.


Questo fa sì che l’opinione generale sia di pochi entusiasmi: a Durban vi saranno tanti buoni propositi, tante belle parole ma nessuna decisione risolutiva e soprattutto nessuna azione concreta per porre rimedio al pericoloso processo di riscaldamento globale del pianeta.

I temi che verranno discussi al Cop 17 sono principalmente quattro.
Primo: il futuro del Protocollo di Kyoto, trattato vincolante per la riduzione dei gas serra, che riguarda i paesi industrializzati ad eccezione degli Stati Uniti e che scade il prossimo anno. Andrebbe prolungato ma Giappone, Australia, Canada e i paesi europei non vogliono farsi carico di costi e sacrifici se gli Stati Uniti e i paesi emergenti non prendono impegni analoghi.
Secondo: un accordo globale e vincolante. Difficile da realizzare, perché i paesi in via di sviluppo ritengono unici responsabili della situazione climatica i paesi industrializzati.
Terzo: l’istituzione di un Fondo Verde di 100 miliardi di dollari per finanziare l’adattamento al cambiamento climatico e i trasferimenti di tecnologie verdi. La questione centrale è come gestirlo, come finanziarlo (tasse sui trasporti aerei o marittimi, sui comparti economici che maggiormente generano gas serra, sulle transazioni finanziarie?).
Quarto: la protezione delle foreste.

Di grandi finanziamenti l’Europa e gli Stati Uniti vorranno sentir parlare poco, date le rispettive critiche situazioni economiche. Si punterà dunque alle risorse della Cina, paese ricco e fra i maggiori responsabili al mondo delle emissioni di gas serra.