Secondo diversi commentatori, i recenti incidenti al Cairo, con sommosse e scontri con la polizia in Piazza Tahrir, farebbero parte di un complotto organizzato dai militari per rinviare le elezioni legislative del 28 novembre.

E’ quanto scrive il quotidiano egiziano in lingua inglese The Arabist: “A inizio novembre gli islamisti avevano dato una formidabile prova di forza ed è probabile che se dominassero il Parlamento chiederebbero al Consiglio supremo delle forze armate la fine del periodo di transizione e elezioni presidenziali (senza parlare dell’introduzione di un determinato numero di leggi).
Ma è altrettanto plausibile che la situazione sia sfuggita di mano e che il Consiglio militare non abbia saputo gestirla.
Le elezioni legislative sono nel frattempo iniziate e al Cairo la situazione si è calmata.
Cosa chiedevano i manifestanti? La transizione verso un governo civile ed elezioni presidenziali il prossimo aprile. Altri chiedevano elezioni immediate.
E’ impossibile capire sino a che punto il Consiglio supremo delle forze armate abbia sperperato il capitale di fiducia di cui disponeva lo scorso febbraio, quando invece di uccidere i manifestanti anti-regime si era schierato – con molto opportunismo – in loro difesa.
Le elezioni iniziate ieri non costituiscono un elemento essenziale per i manifestanti, che strappano dai muri i manifesti elettorali, sottolineando che non è questo il momento di fare una politica di parte.
Per i partiti politici egiziani disorganizzati e in conflitto gli uni con gli altri sarà difficile avere la meglio sui militari. Il Consiglio supremo dell’esercito non considera in alcun modo di farsi da parte. Il suo principale rivale è il partito dei Fratelli musulmani, che a differenza delle altre formazioni sembra più organizzato, intenzionato ad avere un ruolo attivo nella gestione del paese e a non tollerare oltre la presenza dei militari.”

La copertina del quotidiano egiziano Al Tahrir del 21 novembre: "Il Consiglio supremo delle forze armate sui passi di Moubarak"