Il nostro è un paese che gode di un indubbio benessere e che con i suoi diritti popolari – iniziativa e referendum – riesce anche a coinvolgere direttamente i cittadini nelle decisioni importanti che reggono le sue sorti.
Peccato che spesso i suoi rappresentanti politici, nel Parlamento e nel Consiglio Federale, si dimentichino delle decisioni popolari. Ecco allora che – solo per fare un esempio – nonostante la chiara opposizione all’entrata nell’UE (un’unione ormai in conclamato declino economico e politico) espressa a più riprese dal popolo sovrano, non si sia voluto ritirare la domanda d’adesione a questo organismo e che, di fatto, la maggioranza del Consiglio Federale continui a voler considerare come possibile l’opzione di un’adesione a lungo termine alla più che traballante unione.
Tutto questo in barba alle decisioni popolari!

In ambito nazionale, lo scorso 13 febbraio è stata seccamente bocciata dal popolo (in Ticino con circa il 65% dei voti) l’iniziativa contro le armi, che coinvolgeva non solo le armi d’ordinanza – in dotazione ai militi dell’esercito – ma intendeva pure penalizzare il possesso e l’utilizzo delle armi da parte di tiratori, cacciatori, collezionisti.
In quell’occasione, il comitato che si opponeva all’iniziativa ha rilevato a più riprese come la stessa, se approvata, avrebbe modificato alcuni valori importanti per il nostro paese, alterando il rapporto di fiducia fra Stato e cittadino, in una democrazia liberale – la nostra – dove la centralità dell’individuo, con le sue responsabilità e con le sue libertà, è fondamentale.

Il popolo ha sconfessato in maniera inequivocabile le tesi degli iniziativisti, dando una sonora legnata a quanti volevano cambiare le carte in tavola, cancellare alcuni valori importanti e puntare inoltre su un’omologazione con le normative dell’Unione Europea ( si veda la documentazione degli iniziativisti al riguardo).
Prendendo pretesto da due tragici eventi con armi da fuoco verificatisi nelle scorse settimane (uno dei quali era un incidente), ecco che alcuni politici sono ora tornati alla carica, presentando a livello federale degli atti parlamentari attraverso i quali si chiede, senza farne mistero, di rivedere la decisione popolare dello scorso mese di febbraio, impedendo quindi ai militi di detenere l’arma d’ordinanza al proprio domicilio, una decisione che, se approvata, avrebbe conseguenze in molti segmenti, oltre a quello militare.
Ero perfettamente consapevole che in tempi ravvicinati il fronte abolizionista delle armi (gran parte del quale chiede anche l’abolizione dell’esercito) sarebbe tornato alla carica: l’ha fatto a nove mesi dal voto popolare.
Evidentemente, a questi signori la risposta popolare importa sempre meno, preferendo utilizzare strumentalmente ed emotivamente un paio di drammatici fatti di sangue pur di tirare l’acqua al proprio mulino. Adesso mi aspetto che anche sul caso dello squilibrato di Soletta si versino fiumi di inchiostro. E poi dicono che la politica è fatta di buoni sentimenti!

Tutti noi vorremmo che certi fatti non accadessero mai, ma far credere ai cittadini che togliendo l’arma d’ordinanza ai militi svizzeri si risolvano i problemi della violenza domestica è fuorviante e disonesto. E non solo perché questi episodi sono limitati e circoscritti, nonostante gli ampi echi mediatici forniti da solerti giornalisti tutt’altro che disinteressati.
Perché poi tanto furore abolizionista non è riversato sull’arma bianca, il cui utilizzo in risse ed episodi di violenza è ben superiore a quello delle armi da fuoco? Alla stessa stregua, inoltre, dovremmo allora proibire la circolazione delle autovetture sulla strada, per impedire gli incidenti, abolire diverse pratiche sportive, alfine di evitare gli infortuni, e via di questo passo.
Ogni episodio di violenza, ogni incidente, ogni infortunio è sempre uno di troppo e la prevenzione è un dovere che qualsiasi società deve imporsi. Far però credere che questi fenomeni siano totalmente cancellabili non è solo una chimera, è semplicemente falso.

La dimostrazione viene anche da quei paesi dove, dopo essere stati introdotti divieti capillari sull’acquisto e l’utilizzo di armi da fuoco, è stato registrato un impressionante aumento di casi di violenza con armi illegali.
Tutti questi punti sono stati dibattuti a più riprese e sull’iniziativa contro le armi il popolo si è espresso chiaramente lo scorso 13 febbraio. Visto, però, che qualcuno vuole ribaltare la volontà della maggioranza della popolazione, facendo anche leva su una disinformazione a tutto campo, con i soliti compiacenti addetti ai lavori, è meglio restare vigili.
Nella Svizzera italiana, il gruppo Libertà e Valori.ch, nato nei mesi scorsi con l’obiettivo di continuare l’attività del comitato che si era opposto all’iniziativa contro le armi, intende proprio fare questo.
Di sicuro reagiremo a chi vuole veicolare messaggi fuorvianti e annullare anche la volontà del popolo sovrano.

Iris Canonica
Libertà e Valori.ch