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Dal portale web del PPD ticinese, il commento del 1. dicembre del presidente cantonale Giovanni Jelmini.

“In questi ultimi giorni si è molto parlato della successione di Walter Gianora alla presidenza del PLRT – scrive Jelmini – L’argomento preoccupa evidentemente anche il PPD, interessato a ritrovare un dialogo con il partito liberale.
A questo proposito mi hanno preoccupato – anche se non mi hanno sorpreso – le affermazioni contenute nell’editoriale di Aldo Bertagni apparso sulla Regione Ticino lo scorso venerdì 25 novembre.
“I liberali radicali – secondo il vice-direttore – devono essere in grado di rimettere l’orario della storia, ricordando magari il periodo fecondo che li vide alleati con i socialisti”.

Evidentemente, non si tratta semplicemente di un pensiero nostalgico, quanto piuttosto un progetto per il futuro. Persa da qualche mese la maggioranza relativa in Governo da parte dell’alleanza radico-socialista, il Consiglio di Stato in carica è già stato oggetto di alcune pesanti critiche; penso in particolare alla contestata decisione sul ristorno delle imposte alla fonte dei frontalieri.
Occorre quindi, secondo una parte del PLR, ripristinare quanto prima quell’alleanza con i socialisti che nel passato è riuscita a imporre le proprie decisioni politiche. E l’appello è stato rivolto anche al PS per la scelta del nuovo presidente che, come si afferma nel citato editoriale, “non potrà certo trascurare la necessità di allacciare nuove alleanze alla sua destra, e con chi se non con il PLR? Magari – aggiunge il giornalista – allargando il consenso ai popolari democratici progressisti che ci sono, anche se non sembra perché sempre silenti. Troppo silenti”.

Se a questo aggiungiamo la manifesta sponsorizzazione di Gabriele Gendotti quale nuovo presidente del PLR da parte del quotidiano sopracenerino, non vi è più spazio per interpretazioni di sorta.
L’idea è proprio quella di “radicalizzare” il PLR e di rafforzare un’alleanza con il PS per riprendere in mano il timone del Canton Ticino. L’operazione potrà anche riuscire; speriamo di no!
Più difficile sarà attirare l’attenzione e l’interesse da parte di quelli che vengono inopportunamente definiti come “popolari democratici progressisti”.

Come il PLR, anche il PPD è un partito interclassista, dove convivono, dialogano e si confrontano sensibilità politiche differenti, segnatamente quelle più attente alla crescita economica e quelle più coinvolte con i problemi sociali. Queste differenti sensibilità, nel PPD condividono tuttavia alcuni valori fondamentali, non sindacabili, quali il rispetto della vita, della famiglia, della libertà dei genitori nell’educazione dei figli, delle autonomie locali e delle associazioni e dell’iniziativa privata nell’ambito economico e sociale.
Queste differenti sensibilità credono inoltre al principio della sussidiarietà, quale capacità dello Stato di valorizzare i corpi intermedi in grado di soddisfare i bisogni dei cittadini negli ambiti dell’istruzione, dell’educazione, dell’assistenza sanitaria e dei servizi sociali. I popolari democratici, compresi quelli “progressisti”, vogliono difendere e conservare i valori e le tradizioni che hanno costruito questo Paese.

Il mio personale augurio – che ancora una volta mi costerà la simpatia di qualche giornalista – è che il PLR possa ritrovare una dirigenza interessata a dialogare con il nostro partito piuttosto che con quello socialista.

Giovanni Jelmini, presidente cantonale PPD