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Ticinolive ha il piacere di ospitare quest’oggi Stelio Pesciallo, già responsabile giuridico di UBS per il Ticino e dal luglio 2011 direttore della Fondazione Helmut Horten. L’avvocato di Lugano si esprime su temi economici e politici di stretta attualità, in un’intervista curata da Francesco De Maria.

Francesco De Maria: UBS pareva una roccia e ha rischiato il tracollo, veleggia tra mille scogli e montagne di dubbi. Saprà tornare grande?

Stelio Pesciallo: A dire il vero a veleggiare tra le difficoltà è ora tutto il sistema bancario, in particolare europeo e americano, per cause non direttamente collegate agli errori commessi da UBS alcuni anni or sono.
Questi errori sono stati causati da troppo grande fiducia nei propri mezzi, da leggerezza e da un sistema di controllo che, applicato con rigore nelle sedi svizzere, non è stato altrettanto applicato con rigore sulle piazze di Nuova York e Londra. In queste piazze, in particolare quella americana, ci si è gettati nell’acquistare i cosiddetti titoli “subprime” vale a dire carte valori incorporanti titoli ipotecari a rischio, vale a dire gravanti immobili di valore medio e basso acquistati da persone di reddito insufficiente a garantire gli oneri proprio quando banche come il CS, allora sotto la direzione di Grübel, se ne erano disfatte avendo presentito il danno imminente.
UBS, nonostante tutto quello che le è successo, è rimasta una grande banca che offre servizi universali a una vasta clientela e che gode di un prestigio inalterato soprattutto sul mercato asiatico. Se saprà ritornare ai vecchi fasti è difficile dirlo in quanto la crisi attuale del sistema finanziario non si risolverà tanto presto e tantomeno con le misure che sono state sin’ora applicate o che si prevede di applicare in futuro.

FDM: L’azione UBS, che si comprava a 80 e ora vale 10, potrà recuperare parte del suo valore?
SP: L’azione di una banca come UBS, e qui il discorso vale anche per le altre grandi banche, è il migliore segnale dello stato del sistema finanziario in generale oltre a quello della banca stessa e del sentimento di fiducia che l’investitore ha nei suoi confronti.
Se la crisi del sistema finanziario non dovesse risolversi, e dubito possa risolversi definitivamente anche solo a media scadenza, è difficile pensare a un consistente miglioramento delle quotazioni dei titoli dei grandi istituti bancari. A meno che le grandi banche vengano ridimensionate suddividendo la divisione più a rischio, quella dell’Investment banking da quella più lucrativa, quella della gestione patrimoniale, chiamata anche Private banking: è infatti risaputo che quest’ultimo settore gode di risultati più positivi e le azioni di una grande società bancaria staccata dai settori a rischio godrebbero di maggiore fiducia da parte degli investitori.

LE CAUSE DI QUESTA CRISI CONSISTONO ESSENZIALMENTE NELLA CREAZIONE DI TROPPA LIQUIDITÀ TRAMITE LA STAMPA DI MONETA “FALSA”

FDM: Sergio Ermotti ha raggiunto il vertice di UBS. Ci parli di lui.
SP: Preferisco non dare giudizi personali anche se ho avuto una forte stima per Grübel. Ermotti lo vedremo all’opera. Non facciamoci però eccessive illusioni: la crisi attuale è sistemica e non è stata causata dall’imperizia di singole persone.
Se non si tolgono le cause di questa crisi, che consistono essenzialmente nella creazione di troppa liquidità tramite la stampa di moneta “falsa” e nella conseguente accumulazione di debiti privati e pubblici, non ci staccheremo mai dalle crisi, continue o ricorrenti. Non è quindi piazzando persone considerate adatte al particolare incarico di gestire un istituto bancario che si possa pensare di risolvere alla radice le cause dei mali attuali.

FDM: Un banchiere locale dichiarava che la piazza finanziaria luganese è finita.
SP: Ci troviamo attualmente in una fase di insicurezza e di transizione per tutte le piazze bancarie svizzere e europee e in particolare, per quelle piazze finanziarie che erano sorte e si sono sviluppate gestendo i capitali esteri, come la piazza ticinese .
Le decisioni adottate negli ultimi anni nel senso di allargare l’assistenza amministrativa a favore delle autorità fiscali estere (fornendo la stessa anche in presenza della sola sottrazione fiscale e non più solo in presenza della frode fiscale) ha radicalmente modificato la nostra posizione nei confronti della clientela estera e ciò anche a seguito dell’apertura prestata nei confronti delle autorità americane. A ciò si aggiunga la difficile situazione in cui si viene a trovare l’economia italiana e la necessita di liquidità per le economie domestiche e le imprese di piccola e media grandezza i cui proprietari erano fedeli clienti delle nostre banche.
Unendo questi fattori a quelli contenuti nelle normative che verranno messe in atto al fine di rafforzare ulteriormente la base di capitale delle banche e ovvio pensare che i singoli istituti bancari (e qui penso alle banche piccole e medie dedite prevalentemente alla gestione di capitali) ma anche le società fiduciarie che gestiscono averi di investitori esteri, saranno confrontati alla necessità di ristrutturarsi (fusionando tra di loro o con istituti più grandi) se vogliono evitare la chiusura.
Dal canto loro anche i grandi istituti saranno obbligati a ridimensionarsi. Ciò in una prima fase che potrà anche essere piuttosto lunga.
A questo punto è difficile valutare se e quando la nuova strategia di dedicarsi unicamente alla gestione di averi fiscalmente dichiarati potrà permettere di mantenere una piazza finanziaria solida. E’ vero che le strutture e le competenze della nostra piazza costituiscono un vantaggio competitivo ma è anche vero che la crisi economica attuale che attanaglia soprattutto il mercato italiano non permette di fare al momento attuale rosee previsioni. Non dimentichiamo inoltre che l’incentivo a produrre ricchezza nei paesi a noi vicini potrebbe essere compromesso dall’aumento della pressione fiscale, il che avrebbe un riflesso negativo sull’arrivo di nuovi capitali nelle nostre banche.

FDM: Ci descriva il lavoro quotidiano del legale di una grande banca, soprattutto in tempi di burrasca. Come era composto il suo team?
SP: Da 5 legali, 3 paralegali (che si occupano di materia amministrativa nei campi dell’assistenza all’autorità giudiziaria e nel campo ereditario) e da due segretarie. Pari ad uno studio legale che si occupa di tutto quanto di giuridico avviene nell’operatività bancaria sia nei tempi di burrasca che non, in quanto fondamentalmente il servizio legale di un grande istituto (che come quello che dirigevo si occupa della piazza della Svizzera meridionale) è il consulente giuridico di tutti i settori della banca e li rappresenta nei confronti di autorità giudiziarie e amministrative .

FDM: Conosce i legal thriller di John Grisham?
SP: Tra i legal thriller che conosco quelli di Grisham sono i più apprezzati e si può dire che li ho letti quasi tutti. Descrivono in modo competente e critico (Grisham ha praticato per molti anni l’avvocatura) il mondo legale e il sistema giudiziari americano con un linguaggio semplice e diretto, tanto che per chi desidera una prima infarinatura del sistema legale americano sono altamente consigliati. Da notare che le sue storie si rifanno in gran parte a casi reali.

ATTACCHI AL NOSTRO SISTEMA FINANZIARIO: CI SIAMO FATTI SOPRAFFARE E ABBIAMO INCORAGGIATO ULTERIORI OFFENSIVE

FDM: La Svizzera è un potentato finanziario di rilevanza mondiale. Una posizione oggi gravemente minacciata. Stati di prima grandezza agiscono contro la Svizzera con durezza.
SP: L’attacco degli ultimi anni al nostro sistema finanziario coincide con la crisi economica e con i problemi di bilancio che attanagliano i paesi che ci circondano e gli USA e va ad aggiungersi ai continui tentativi delle piazze finanziarie anglosassoni di indebolire la nostra piazza finanziaria a vantaggio delle loro, in particolare dei loro centri off shore.
Ho l’impressione che negli ultimi anni ci siamo fatti sopraffare da questi attacchi, incoraggiando ulteriori offensive e infondendo sfiducia negli operatori finanziari e nella clientela. Questi cedimenti non possono fare altro che incoraggiare a lanciare ulteriori attacchi.
Il nostro paese avrebbe per contro dovuto muoversi meglio a livello diplomatico sfruttando i numerosi fattori positivi (rapporti economici, buoni uffici a livello internazionale) di cui dispone verso gli altri Stati. Alla lunga quello che conta è rimanere coerente con i propri principi e difenderli in ogni occasione in maniera convinta: è quello che purtroppo è mancato negli ultimi anni.
D’altro canto neanche può essere sottaciuto che errori di impostazione nei rapporti con l’estero sono stati commessi dagli stessi operatori finanziari, che non hanno tenuto in dovuto conto le limitazioni alla loro operatività opposte dal diritto straniero.

FDM: Il contenzioso tra le banche svizzere e le autorità degli Stati Uniti ha toccato livelli governativi. Come giudica il comportamento del nostro Consiglio federale?
SP: Come dicevo sopra vi sono stati evidenti errori di impostazione dell’operatività finanziaria su suolo americano che non hanno tenuto conto delle leggi di quel paese provocando la reazione delle loro autorità. La reazione del nostro governo è pero stata scomposta e ho l’impressione che non si siano sfruttati tutti gli atout di cui il nostro paese disponeva nei confronti del governo americano per moderare la loro reazione.
Dipendenti di UBS avevano violato precise disposizioni delle leggi americane ma è risaputo che in casi analoghi la diplomazia può essere meglio impiegata per appianare la situazione, ciò che purtroppo non è avvenuto da parte elvetica e di conseguenza si è dovuto pagare in termini materiali e di prestigio.

FDM: UBS è sbarcata in forze in America con grandi speranze. Cosa è riuscita a portare a casa?
SP: L’esperienza delle grandi banche svizzere sul suolo americano non è stata quella che ci si augurava; non vi sono stati vantaggi patrimoniali tali da giustificare gli investimenti fatti. Il che non vuole dire che non si doveva essere presenti: non dimentichiamoci che la piazza di New York è tra le più importanti e che l’economia americana pur con tutte le sue difficoltà è molto forte. Ma i concorrenti americani non hanno mai apprezzato il nostro tentativo di risiedere negli USA alla stessa stregua di una qualsiasi banca americana e le reazioni si sono viste.

ABBANDONANDO IL LEGAME DELLA MONETA ALL’ORO SI È APERTA LA BRECCIA ALLA CREAZIONE DI MONETA FITTIZIA, CHE CREA A SUA VOLTA RICCHEZZA CHE È SOLO FITTIZIA

FDM: L’accusa mossa all’alta finanza è l’essersi trasformata in pura speculazione, staccata dai bisogni reali della società e dell’economia per soddisfare l’avidità di pochi. Un giudizio severo.
SP: Il sistema finanziario è basato da molti anni sulla creazione di moneta che va oltre gli scopi economici e sulla moltiplicazione dei debiti non garantiti da valori reali. Il mondo finanziario si è adattato a questa situazione estendendo il volume dei debiti e creando nuovi strumenti di investimento staccati dall’economia reale.
La responsabilità originale di questo sistema non va ricercata nell’alta finanza o nella finanza in genere ma nella volontà politica di stampare moneta per fare fronte a nuovi compiti statali e nel ruolo delle banche centrali che si sono prestate a questa politica. Fin che la moneta era legata al valore sottostante dell’oro questo tentativo non riusciva o non riusciva in grandi proporzioni. Abbandonando il legame della moneta all’oro si è aperta la breccia alla creazione di moneta fittizia che crea a sua volta ricchezza che è solo fittizia.
E’ ovvio che date queste premesse anche l’operatore finanziario abbia sfruttato la situazione a suo vantaggio cercando di trarne il massimo profitto. Ma i vantaggi effimeri di questa evoluzione sono stati sfruttati da tutti, chi più che meno e sono alla base della crisi finanziaria attuale.

FDM: I CD con migliaia di nomi di clienti segreti, rubati e venduti – ad esempio all’autorità fiscale tedesca – costituiscono una pesante minaccia. Con quali misure le banche affrontano l’emergenza?
SP: E’ ovvio che le misure di sicurezza hanno dovuto essere rafforzate. Anche se non si potrà mai eliminare del tutto il rischio del trafugamento di dati possono essere introdotte misure più restrittive e monitorabili dal momento che il settore più a rischio è quello informatico.
D’altro canto si renderà necessario, a mio modo di vedere, rendere più severe le normative legali, tra cui la norma a protezione del segreto bancario, poste a protezione del settore finanziario. Il rischio maggiore sta però in quegli Stati, come la Germania, che apertamente hanno riconfermato la loro disponibilità ad acquistare dati trafugati.
Purtroppo le normative legali germaniche supportano questa politica e sorprendente è che le nostre autorità si prestino a fornire maggiore assistenza in materia fiscale a questo Stato, quando quest’ultimo dichiara apertamente di volere continuare ad agire contro la legge elvetica.

FDM: Le agenzie di rating fanno tremare i più grandi istituti finanziari e gli Stati. Che garanzia vi è circa la loro obiettività?
SP: Alcune di queste agenzie hanno fatto buchi nell’acqua, ad esempio in occasione della valutazione di strumenti che si sono rivelati fallimentari, come i titoli subprime americani. In genere però le loro valutazioni si sono rivelate abbastanza azzeccate. Il tentativo di sottoporle a controlli governativi, come taluni auspicano, sarebbe però pregiudizievole alla loro indipendenza.

FDM: Si parla di “sgretolamento dell’euro, crollo dell’Europa” senza pensare che sarebbe il crollo di centinaia di milioni di abitanti. Come salvare l’Europa? Chi pagherà per salvare l’Europa?
SP: Domanda da un milione. Mi limito a dire che dovrà essere fatta una valutazione economica tra i costi che comporta il mantenimento dell’euro e quelli che comporterebbe l’introduzione delle singole monete.
Per gli Stati sopraffatti dai debiti la reintroduzione della loro moneta li renderebbe più liberi di adattarsi all’evoluzione economica, per esempio svalutandola rispetto alle monete forti; per gli Stati forti vi sarebbe la certezza della rivalutazione della loro moneta con il conseguente rincaro delle esportazioni e ridimensionamento della loro economia (questo discorso vale soprattutto per la Germania).
In tutti i casi la fine dell’euro non sarebbe indolore e provocherebbe fallimenti e ristrutturazioni di non poco conto. In definitiva a pagare sono e saranno i cittadini che creano ricchezza e che se la vedono portare via dallo Stato sotto forma di imposte e tasse e di inflazione. A salvarsi sarebbero ancora una volta i politici che l’hanno fortemente voluto e che non sono stati capaci di gestirlo.

FINO A CHE PERSISTERA’ LA CRISI DEI VALORI, IN MANCANZA DI UN’ALTERNATIVA CREDIBILE LA LEGA AVRA’ SEMPRE IL SUO SPAZIO

FDM: 1995. Ricorda il Polo della Libertà?
SP: Certo. E’ stato il tentativo di persone libere e indipendenti di creare una formazione liberale e antistatalista. Tra le cause del suo insuccesso elettorale subito dopo la sua creazione è da annoverare la discesa in campo, quale candidata al Consiglio di Stato, di Marina Masoni che ha catalizzato sul PLRT i voti liberali.

FDM: I partiti storici riusciranno a sconfiggere la Lega?
SP: Fin che la politica sarà quella degli ultimi anni e la crisi dei valori persisterà, in mancanza di una alternativa credibile la Lega avrà sempre il suo spazio quale catalizzatore di delusione e di rabbia.

FDM: Le elezioni a Lugano probabilmente slitteranno di alcuni mesi o forse di un anno. Come immagina il futuro potere comunale?
SP: E’ difficile fare valutazioni, in quanto la delusione e lo sconforto sono molto espansi e molti potrebbero ulteriormente astenersi dal voto. Inoltre vi sono tanti punti interrogativi nell’ambito del PLRT dipendenti dall’evoluzione del partito a livello cantonale (ulteriore radicalizzazione?) che potrebbero portare a nuovi rivolgimenti i quali a loro volta influenzerebbero le politiche locali.

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