I capi di Stato e di governo europei si riuniscono a partire da giovedì 8 dicembre a Bruxelles per un summit qualificato “dell’ultima spiaggia”. L’ultima riunione in ordine di tempo di una serie di summit considerati cruciali, in questi mesi, per la Zona euro.
11 marzo 2011: Una delle ultime possibilità per l’Europa
Prima dei due summit europei previsti in marzo, il premier Greco Georgios Papandreou afferma che queste due riunioni costituiscono l’ultima possibilità per l’Europa di far fronte ai mercati.
Riuniti a Bruxelles l’11 marzo, i dirigenti degli Stati membri della Zona euro trovano un accordo sul patto di competitività per l’Europa voluto dalla Cancelliera tedesca Angela Merkel. Destinato a evitare nuove crisi del debito, il patto prevede, su base volontaria di ogni paese, riforme per limitare il deficit e la riduzione dei salari dei funzionari pubblici.
Il 25 marzo, due giorni dopo le dimissioni del premier portoghese Josè Socrates, i dirigenti europei si riuniscono per parlare della situazione economica. Trovano un accordo di principio per rinforzare il fondo salva Stati, la cui capacità viene portata da 250 a 440 miliardi di euro. Le modalità di questo rinforzamento, che molti giudicano insufficiente, restano da definire.
25 giugno 2011: una settimana cruciale
Mentre si aggrava la situazione in Grecia, i dirigenti europei si riuniscono a Bruxelles il 23 e il 24 giugno per affrontare una settimana cruciale per l’Europa. Urge un nuovo programma per la Grecia, mette in guardia il presidente francese Sarkozy, il quale assicura che Atene non andrà in default di pagamento.
Dopo un precedente piano di aiuti alla Grecia per 110 miliardi di euro su tre anni, l’Europa si impegna per un nuovo piano di salvataggio finanziato dagli Stati e da creditori privati (banche e fondi di investimento). Le modalità devono essere definite e il piano è condizionato a nuove riforme di austerità che saranno votate dal parlamento di Atene: 28.3 miliardi che dovranno essere risparmiati entro il 2015.
21 luglio 2011: una tappa decisiva
I dettagli del piano di aiuti alla Grecia sono incerti, mentre nel paese la situazione si aggrava.
Il 21 luglio i dirigenti della Zona euro ammettono che Atene si trova in una situazione di default parziale. Non era mai accaduto nella storia della moneta unica. La crisi greca inizia a essere considerata la crisi dell’euro. L’accordo europeo viene definito in un piano di aiuti da 158 miliardi di euro, di cui 109 finanziati dall’Unione europea e dal Fondo monetario internazionale. La rimanenza sarà a carico dei creditori privati, così come richiesto dalla cancelliera tedesca Angela Merkel.
Il fondo salva Stati, che ha già prestato soccorso a Irlanda e Portogallo, viene abilitato ad acquistare il debito pubblico sul mercato delle obbligazioni secondarie, cioè dove gli investitori scambiano i titoli dopo la loro prima emissione.
26 ottobre: il summit del Ora o mai più
Le decisioni annunciate a fine luglio non hanno rassicurato i mercati, soprattutto a causa della lentezza del processo di ratifica da parte dei 27 Stati membri dell’UE. Il loro accordo unanime riguardo agli accordi di luglio arriva solamente a ottobre, con il benestare tardivo della Slovacchia.
Nel frattempo la situazione greca peggiora e i dirigenti europei si preparano al summit del 26 ottobre con uno spirito critico: “Il nostro destino si gioca fra dieci giorni – dichiara il 18 ottobre il presidente francese Sarkozy. Angela Merkel dichiara dal canto suo che si deve rimediare alle imperfezioni dell’euro entro il 26 ottobre oppure non lo si potrà più fare.
I dirigenti europei decidono di diminuire il debito greco portandolo dal 160% al 120% del Pil. Le banche accettano di decurtare del 50% i titoli del debito greco in loro possesso. Il fondo salva Stati medita di portare la sua capacità da 440 a 1’000 miliardi di euro. Per raggiungere questo obiettivo dovrà ricevere fondi da paesi esteri, in particolare dai paesi emergenti. Gli Stati della Zona euro si impegnano ad adottare prima della fine del 2012 la regola d’oro del bilancio, la quale prevede di proibire il voto di un bilancio in deficit.
8 dicembre 2011: verso un nuovo trattato europeo?
Riuniti in un summit il 2 dicembre, Nicolas Sarkozy e Angela Merkel mettono le basi per un nuovo trattato europeo. Un’opzione commentata con scetticismo dal premier britannico David Cameron. Vengono anche decise sanzioni automatiche nel caso di non rispetto della regola dei deficit inferiori al 3% del Pil.
L’8 dicembre, quando mancavano poche ore all’inizio del summit, Nicolas Sarkozy ha dichiarato che “mai come ora il rischio di esplosione dell’Europa è stato tanto grande. Non avremo una seconda possibilità. Per l’Europa quello di oggi è il summit dell’ultima spiaggia.”
(Ticinolive/Le Monde.fr)