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Rispondendo ad un’interrogazione parlamentare, il nuovo governo italiano del premier Monti ha dichiarato di non essere intenzionato a sottoscrivere accordi sulla doppia imposizione con la Svizzera secondo il modello degli accordi siglati con la Germania e la Gran Bretagna.
Secondo il nuovo governo italiano questi accordi non risponderebbero agli standard OCSE.

Si ricorderà che in tempi recenti la CF Widmer Schlumpf aveva invitato il Ticino a sbloccare i ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri in quanto la conclusione di un accordo sulla doppia imposizione con l’Italia sarebbe stato vicino. Quanto “vicino” fosse – e sia – un accordo, lo dimostrano ora queste dichiarazioni del governo italiano.
Non è dato di sapere a che punto fossero eventuali trattative svizzere con Roma. Tuttavia, l’ennesimo cambiamento di rotta da parte italiana pare cogliere la Confederazione impreparata; cosa che del resto sembra essere la regola nelle trattative con la vicina Penisola.
Si ha dunque l’impressione che i negoziatori elvetici non siano in grado – forse per una somma di motivi legati alle modalità di lavoro, alle mentalità, alla lingua – di trattare in modo efficace con l’Italia. Lo evidenzia del resto anche la travagliata vicenda del prolungamento a sud di AlpTransit.
Tuttavia gli accordi che vengono (o non vengono) presi con l’Italia dalla Confederazione esplicano pesanti conseguenze sul Ticino. Che si trova, in genere, a pagarne il prezzo da solo.
Si rendono dunque necessarie delle deleghe federali al Ticino per le relazioni con l’Italia.

Chiedo pertanto al lodevole Consiglio federale:
1. Come valuta il CF la risposta del governo Monti, che si dichiara non intenzionato a concludere accordi sulla doppia imposizione con la Svizzera sulla base del modello tedesco ed inglese?
2. Come valuta il CF l’affermazione, contenuta nella citata risposta, secondo cui gli accordi in questione non risponderebbero agli standard OCSE?
3. A che punto erano le trattative con il precedente governo italiano? In che modo e in che misura l’autorità ticinese è stata fin qui coinvolta nelle trattative? In che modo ed in che misura lo sarà in futuro?
4. Il CF riconosce le difficoltà dei negoziatori federali nell’interloquire con Roma?
5. Il CF è consapevole che vittima di queste difficoltà è il Canton Ticino?
6. Non ritiene il CF che, in conseguenza di ciò, il Ticino dovrebbe poter beneficiare di un margine di azione nelle trattative con la Penisola?

Lorenzo Quadri
Consigliere Nazionale Lega dei Ticinesi