Nei sistemi democratici l’idea di partito era di accomunare gruppi di individui con una visione comune della società, una visione che, attraverso la volontà elettorale, viene premiata (oppure no) con la rappresentazione del partito negli organi di governo istituzionali. Nel corso degli anni però, la radicalizzazione dei partiti di maggior peso nei posti chiave del potere politico ha portato, quale conseguenza inevitabile, ad una stagnazione tale da arroccare i partiti all’interno di un “dogmatismo” politico il cui scopo principale non è più il confronto aperto e il dibattito interno con il proprio elettorato, bensì la conservazione del potere.
Il fallimento di questi partiti di conduzione storica nei governi quindi è riconducibile, dal mio personale punto di vista, dall’incapacità di voltare ideologicamente pagina. La caduta del Partito Comunista Italiano, incapace di rinnovarsi dopo la caduta del Muro di Berlino ed il vuoto creatosi nella sinistra italiana doveva essere un esempio storico lampante in cui tutti i partiti di tutto il mondo occidentale dovevano tenere in considerazione, soprattutto sulle conseguenze a lungo termine di un arroccamento ideologico prolungato su posizioni che non interessano più i propri elettori. La conseguenza, e la stiamo vivendo anche noi, è l’allontanamento progressivo della gente dalla politica, bollata come incapace di corrispondere alle effettive aspettative dei loro sostenitori.
Il “partito” quindi ha perso la sua funzionalità principale. Un partito che vuole guadagnarsi nuovamente l’affetto dei suoi elettori non deve apparire come “cinico”, ovvero interessato esclusivamente, come detto prima, alla conservazione maniacale del potere, un partito che vuole essere propositivo e credibile, un partito dove la gente si identifichi veramente deve avere l’umiltà di ammettere, non solo a parole ma sostenuto dai fatti, che non è una associazione privata di spartizione del potere, bensì un organo istituzionale che agisce sulla delega, quella delega che gli viene data dai veri detentori del potere di una società democratica, ovvero gli elettori, gli stessi che in prima istanza sono confrontati con i mutamenti della società e che sono toccati in primis, nel bene o nel male, dalle decisioni politiche dei loro delegati.
La crisi del partitismo e delle “nuove” ideologie lo vediamo oggi con la crisi economica. Il Neoliberismo è stato, ed è tutt’ora, l’artefice della crisi globale. L’Unione Europea, fondata proprio sui concetti ideologici del neoliberismo, sta cadendo a pezzi e non lo dice De Tullio, lo dicono i fatti. Le manovre di austerità non solo non salveranno l’Europa, ma la faranno a pezzi. La continua fiducia nella volubilità del Mercato Globale è un esempio concreto di “arroccamento ideologico” come ho scritto sopra e Mario Monti, Sarkozy e Angela Merkel sono politici (o tecnici, nel caso di Monti) che cercano a tutti i costi di salvare un malato terminale (l’Europa) con le stesse cure che lo hanno portato a queste gravissime condizioni. E la gente lo percepisce e si allontana, sempre di più, da una politica che ha perso di vista la propria anima, ovvero i suoi cittadini.
Roberto De Tullio