Con questo incisivo titolo, il quotidiano romando Le Matin parla dell’esplosione delle domande d’asilo in Svizzera di tunisini, principalmente uomini e principalmente diretti verso il Centro d’accoglienza di Chiasso.

“Roberta Pantani Tettamanti, esponente della Lega dei ticinesi, ritiene che la forte presenza di tunisini in città sia problematica – si legge nell’articolo – Non perchè creino un problema di insicurezza, ma perchè pongono un serio problema di coabitazione con la popolazione.
I chiassesi accusano i richiedenti l’asilo di quasi tutti i mali : inciviltà, ubriachezza, furto, traffico di droga. “Occupano i parchi pubblici del centro e bevono birra – spiega Carlo Coen, presidente dell’Associazione dei commercianti di Chiasso – Non rispettano nulla. Fanno i loro bisogni nei cespugli.”

L’invasione tunisina di Chiasso viene tenuta sotto controllo da Antonio Simona, direttore del Centro d’accoglienza che organizza le ronde degli agenti di sicurezza.
Simona sa che Chiasso convive male con il centro d’accoglienza degli asilanti, vicino alla stazione ferroviaria. La Lega dei ticinesi aveva proposto di spostare la struttura alla periferia del centro abitato.

Antonio Simona è attivo a Chiasso dal 1988. Ha visto arrivare migranti a ondate : turchi, bosniaci, serbi. L’ondata dei tunisini è particolare : “Non ci sono donne, non ci sono famiglie. Si tratta di uomini, fra i 18 e i 30 anni – spiega.

La maggior parte di loro chiede l’asilo per motivi economici, non politici e dunque ha poche chances di ottenerlo. Il che fa pensare che abbiano scelto Chiasso per dormire al caldo per qualche tempo, nell’attesa del rifiuto della loro domanda. Poi tornano in Italia.
“Circa i due terzi delle domande d’asilo attuali provengono dal Maghreb. Marocchini, egiziani, libici. I tunisini sono la maggioranza. Dai 9 iscritti a Chiasso nel 2009 si è passati ai 56 del febbraio scorso. Da ottobre sono 100 a settimana. Una parte viene immediatamente trasferita in altri centri in Svizzera, in quanto i 134 posti di Chiasso sono insufficienti.

Antonio Simona precisa che un numero ridotto di questi asilanti suscita insicurezza. Alcuni diventano delinquenti al loro arrivo in Svizzera, altri sono già noti alla giustizia nel loro paese. E’ difficile separare i buoni dai cattivi, in quanto arrivano senza documenti e lo scambio di informazioni con il governo tunisino è complicato, in quanto il paese è in una fase di ricostruzione.
Per sapere se hanno già depositato delle domande d’asilo si fa affidamento alle impronte digitali. In media i richiedenti passano a Chiasso una ventina di giorni, il tempo necessario al disbrigo delle formalità. Nell’attesa possono trascorrere il tempo al centro e nei parchi pubblici della città. Non possono lavorare e ricevono un buono di 3 franchi al giorno valevole per il negozio della struttura d’accoglienza.”