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Los Angeles, Long Beach, Portland, Seattle, Anchorage… Per rilanciare la protesta, gli indignati di Occupy Wall Street cercheranno di bloccare i porti della Costa ovest degli Stati Uniti.

Dopo che la maggior parte dei loro accampamenti in California è stata smantellata dalla polizia, i manifestanti stanno pensando di occupare i porti della Costa ovest del paese per rilanciare la mobilitazione e la protesta contro il mondo della finanza.
L’intenzione è di bloccare le attività nei porti dei principali centri abitati che vanno dalla California sino in Alaska. Un tentativo per attirare l’attenzione pubblica sulle diseguaglianze economiche e sul comportamento del sistema finanziario.
Un intento difficile da organizzare. Nei grandi agglomerati gli accessi alle zone portuali sono numerosi e questo rende complicato un blocco completo, anche contando su un vasto numero di manifestanti.

Il 2 novembre i manifestanti erano riusciti a fermare per qualche ora le attività del porto di Oakland, il quinto più grande degli Stati Uniti. Ora guardano alle strutture di Los Angeles, Long Beach, Portland, Seattle, Anchorage, oltre a Tacoma e Houston.
Per il momento la polizia non rilascia dichiarazioni sulle misure che intende adottare per tenere le proteste sotto controllo.
L’amministrazione portuale di Oakland sta tenendo una campagna d’informazione per dissuadere i manifestanti dal tentare nuove azioni di protesta.
Due dei più grandi sindacati del settore sono divisi riguardo all’utilità del blocco. L’International Longshore and Warehouse Union si oppone, mentre il sindacato Teamsters è favorevole.