Mai dall’inizio della crisi economica la Zona euro era stata sottoposta a tanta pressione da parte delle agenzie di rating statunitensi come in queste ultime due settimane.
Qualche giorno prima del summit di Bruxelles del 9 dicembre Standard & Poor’s aveva messo in guardia ben 15 Stati della Zona euro, minacciando sanzioni rapide nel caso il summit si fosse rivelato inconcludente. Moody’s e Fitch hanno reagito venerdì scorso.
Moody’s ha declassato la nota sovrana del Belgio. Fitch ha dato previsioni negative alla Francia e ha avvisato altri sei paesi che lo stesso potrebbe accader loro il prossimo gennaio.
Summit di Bruxelles deludente, alti tassi d’interesse, crisi delle banche e recessione sono i quattro fattori che motivano i continui downgrade
Fattore 1: nessuna soluzione a breve termine per la Zona euro
Il summit del 9 dicembre non ha trovato la soluzione immediata auspicata dai mercati. Il che preoccupa le agenzie di rating.
Moody’s ha deplorato l’assenza di misure decisive. Fitch ha giudicato i capi di Stato e di governo riuniti a Bruxelles incapaci di presentare un piano valido. Standard & Poor’s, come detto, aveva già dato il suo avviso.
Le agenzie sono inoltre contrariate dal rifiuto della Banca centrale europea di acquistare massicciamente il debito degli Stati in difficoltà. La BCE ritiene che si tratti di una questione di competenza dei singoli Stati.
Fattore 2: alti costi del debito
Da mesi l’assenza di un piano anti-crisi preoccupa i mercati e fa salire i tassi d’interesse dei debiti degli Stati. Moody’s ritiene che gli Stati più deboli fanno fronte ai tassi più alti e questo è problematico per il loro finanziamento.
Fattore 3: la crisi delle banche minaccia il debito
“La crisi della Zona euro si è trasformata in crisi bancaria – commenta Pierre-Olivier Beffy, economista capo presso Exane BNP Paribas – I debiti di Stato europei che prima erano considerati sicuri ora perdono valore. Le banche hanno difficoltà a finanziarsi e i loro titoli crollano in Borsa. Le agenzie di rating statunitensi declassano – o minacciano di farlo – gli Stati europei perché temono che dovranno intervenire per aiutare le banche in difficoltà.”
Fattore 4: misure di rigore e crescita zero
La Zona euro si dirige verso la recessione, previene l’OCSE. L’outlook negativo delle agenzie di rating è motivato dal temuto conseguente peggioramento della situazione economica degli Stati europei. L’entrata in recessione accentua il problema del debito. Minor crescita significa meno tasse, meno imposte, aumento delle spese sociali, dunque un maggior deficit o una maggiore austerità per equilibrare i bilanci.
(Ticinolive/Le Figaro.fr)