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Mercoledì la Banca centrale europea ha messo a disposizione delle banche nella Zona euro capitale supplementare a condizioni agevolate, attraverso prestiti a termine di 3 anni con tassi dell’1%. All’operazione hanno aderito 523 banche, per un totale di 489 miliardi.

Lo si era già visto ieri: dopo un breve entusiasmo i mercati erano tornati in zona stress. L’arrivo di questa liquidità nelle casse delle banche, a prezzi stracciati, non ha convinto gli analisti.

Stando ai pareri raccolti presso la francese Société Générale, su base netta la somma di cui le banche hanno realmente beneficiato sarebbe di molto inferiore ai 489 miliardi dichiarati.
Come è stato spiegato, proprio ieri le banche hanno ridotto l’utilizzo del MRO, il Main Refinancing Operation, di 123 miliardi di euro e il ricorso all’operazione di rifinanziamento a lungo termine a tre mesi è diminuito di 111 miliardi.
Dunque, l’aumento netto dei finanziamenti è stato più basso della cifra riportata dai media.

Jacques Cailloux, economista presso la Royal Bank of Scotland di Londra, ha dichiarato che l’operazione della Banca centrale europea “è di aiuto alle banche ma non costituirà un punto di svolta in questa crisi. Fino a quando non si adotteranno misure strutturali, come la ristrutturazione dei debiti sovrani o l’adozione di titoli di Stato comuni, la BCE non sarà capace di porre un freno alla crisi.”

Martin van Vliet, economista presso ING Group ad Amsterdam fa notare che le banche utilizzeranno probabilmente questi fondi “non tanto per finanziare l’acquisto dei titoli di Stato dei paesi periferici quanto per finanziare il credito al settore privato o rimborsare i debiti in scadenza.”

(Fonte: Wall Street Italia.com)