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La speranza, debole e ultima, del popolo siriano, da mesi schiacciato da una feroce repressione potrebbero essere gli emissari che la Lega araba ha inviato a Damasco per osservare da vicino la situazione e renderne conto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Mentre all’ONU si perde tempo tergiversando a causa delle posizioni contradditorie assunte dai diversi Stati membri, l’istituzione che ha sede al Cairo ha deciso di prendere in mano la situazione per cercare di mettere fine al sistematico massacro dei manifestanti, che dalla metà di marzo a gran voce e al prezzo di migliaia di morti chiedono le dimissioni del presidente Bachar al Assad.

Creata nel 1945, lo stesso anno in cui furono istituite le Nazioni Unite, la Lega araba è stata spesso considerata un club di vecchi autocrati. Oggi invece sembra essere l’unica istituzione che cerca di trovare una soluzione tra il regime siriano e il malcontento del popolo.
Guidati da Qatar e Arabia Saudita, i suoi membri hanno messo da parte dissidi e divergenze d’opinione per elaborare un piano di uscita dalla crisi : dopo gli ultimatum a Bachar al Assad, il 12 novembre avevano estromesso la Siria e in seguito l’avevano sanzionata con un embargo economico senza precedenti. Settimana scorsa avevano strappato al regime di Damasco l’accordo per l’arrivo nel paese di decine di osservatori, dapprima della stessa Lega araba e in seguito delle Nazioni Unite.

Da un paio di giorni gli osservatori si trovano a Damasco e a Homs, epicentro delle violente repressioni del regime. Sono tallonati da vicino dalle forze di sicurezza e dai militari – che ufficialmente assicurano la loro protezione.
Nella loro presenza sul terreno sono riposte molte speranze, ma il regime da subito cerca di camuffare la realtà e mostrare che sta percorrendo la via della riconciliazione con il popolo. Stamani infatti sono stati liberati quasi 800 detenuti, finiti in carcere perchè avevano partecipato alle proteste contro il governo.
Malgrado la presenza di questi osservatori, in diverse città siriane anche oggi vi sono state manifestazioni di protesta, con il loro carico quotidiano di morti, feriti e arresti.