Il gruppo petrolifero britannico British Petroleum chiede i danni per le spese e i mancati introiti a seguito del disastro ecologico dell’aprile 2010 nel Golfo del Messico. La procedura giudiziaria è stata avviata il 2 gennaio contro Halliburton, il gruppo statunitense responsabile delle strutture in cemento armato del pozzo che era esploso nell’aprile 2010, facendo 11 morti e causando il peggior danno ambientale nella Storia degli Stati Uniti.

BP reclama l’equivalente della somma dei costi assunti per riparare i danni, dei mancati guadagni e del calo del valore del pozzo Macondo, così come tutti gli altri costi legati alla marea nera – si legge nel documento depositato dai legali della compagnia presso la Corte federale di New Orleans.
La somma dei danni non è ancora stata quantificata ma stando alle stime dell’aprile scorso dovrebbe aggirarsi sui 40 miliardi di dollari.
Per riparare i danni causati dalla marea nera, la BP sinora ha pagato 21 miliardi di dollari. Dal pozzo danneggiato per mesi era uscita una quantità di greggio equivalente a 4 milioni di barili.
La massiccia fuoriuscita di greggio aveva causato un impatto immediato sulle industrie che avevano la loro base nel Golfo del Messico, così come danni importanti agli habitat marini e terrestri su buona parte della costa della Louisiana.

Oggi, malgrado il mare sia stato ripulito assorbendo il greggio con navi aspiratrici, cordoni di contenimento galleggianti, disperdenti chimici e altre misure, il petrolio si trova ancora nelle acque del Golfo in grande quantità.