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E’ stato un inizio d’anno con il botto quello del presidente del Partito socialista svizzero. In una intervista Christian Levrat ha infatti ammesso che l’impatto della libera circolazione sulle regioni di frontiera, come Ticino, Ginevra e Basilea, è stato sottovalutato.

In queste regioni le misure di accompagnamento non hanno funzionato. La libera circolazione ha creato squilibri pericolosi nel mercato del lavoro, nell’ambito della politica abitativa e nello sviluppo infrastrutturale: per questo motivo il Presidente socialista si dice pronto a discutere l’applicazione di clausole d’emergenza e la reintroduzione del contingentamento dei permessi di lavoro.

Sono dichiarazioni coraggiose! Come lo erano quelle espresse dai Verdi del Ticino nel novembre del 2009, ormai oltre due anni fa.
Le medesime considerazioni e soluzioni proposte da Levrat i Verdi del Ticino le avevano riassunte in un atto parlamentare del dicembre 2009 con il quale si faceva appello all’unità di tutte le forze politiche per denunciare gli effetti disastrosi della libera circolazione nel nostro Cantone e per sollecitare da Berna il riconoscimento di uno statuto speciale.
A quel momento gli amici socialisti non avevano esitato a classificare queste proposte di populiste e leghiste.

Ci era dispiaciuto e ci dispiace ancora oggi. Abbiamo perso tempo, un tempo prezioso che avrebbe forse impedito il degradarsi progressivo del mercato del lavoro ma che di certo avrebbe smorzato la crescita esponenziale dei veri movimenti populisti, quelli che hanno saputo riconoscere e sfruttare la realtà del Ticino.
Ma ora dobbiamo agire! Prima che la libera circolazione venga estesa a otto nuovi paesi ci resta poco tempo per costruire il futuro.
I Verdi sollecitano l’evasione della loro proposta rimasta nei cassetti del Parlamento cantonale per troppo tempo, e ancora faranno appello all’unità di intenti di tutte le forze politiche, anche del PS.

Michela Delcò Petralli, in GC per i Verdi del Ticino