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Nella Tunisia liberata dall’ex presidente-dittatore Zine al Abidine Ben Ali, l’esercito tace ma è presente ovunque. Sull’intero territorio le forze armate dispiegano quotidianamente il 70% degli effettivi, circa 45mila uomini.

Lo stato d’urgenza prolungato sino al 31 marzo prossimo dà ai militari ogni potere. Si tratta di un cambiamento radicale per la Tunisia.
Il regime di Ben Ali (esiliato in Arabia Saudita dal 14 gennaio 2011) si appoggiava alle forze di polizia. Poliziotti che la popolazione temeva e odiava e che oggi hanno perso forza e privilegio.
In ogni regione del paese sono presenti pattuglie miste, poliziotti e soldati, ma sono questi ultimi a comandare, loro che negli anni del vecchio regime erano tenuti in disparte.
Oggi l’esercito pattuglia i principali edifici pubblici e i punti nevralgici del paese, porti e aeroporti, la televisione e le prigioni, le banche e le sedi delle associazioni.
Tutti i dirigenti dell’ex regime sono rinchiusi nella prigione militare di Tunisi, in attesa di essere processati e il loro processo sarà diretto, ovviamente, dai militari.
Da quanto assicurano, i militari tunisini, a differenza di quelli egiziani, non intendono avere il controllo del governo né prendere il potere (attualmente in mano agli islamisti), il che è un fatto raro nei paesi in via di sviluppo.

(Ticinolive/Le Monde.fr)