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La Morale sta pesantemente tornando alla ribalta nell’attualità, scrive il giornalista e Consigliere nazionale del PLR vodese Fathi Derder sul quotidiano romando La Tribune de Geneve : “Philipp Hildebrand e il suo sbaglio morale, la crisi economica e i nostri peccati, il nucleare, l’ecologia, l’uomo cattivo che uccide il pianeta, i bonus indecenti dei manager. Per farla breve, oggi tutti siamo colpevoli.”

“La nostra società dell’iper-informazione e dell’iper-sensibilizzazione sfocia in una iper-colpevolizzazione collettiva.
Tutti colpevoli. Per l’UDC la Svizzera precipita verso la rovina a causa delle sue classi dirigenti. Per la sinistra il grande colpevole è il capitalismo, responsabile di tutti i mali. Per i Verdi la colpa è della società dei consumi (noi tutti). In pratica il mondo corre verso la sua rovina ed è tutta colpa nostra.
Il problema è che la morale non è la risposta ai problemi. Tutt’al più è un facile mezzo a cui ricorrono i politici a corto di argomenti. E che trovano eco favorevole nei media, sempre sensibili ai discorsi catastrofisti e colpevolizzanti. E’ comprensibile: questi discorsi funzionano e riaccendono il nostro senso di colpa più nascosto: il peccato originale. Colpevoli di essere nati, stiamo portando il mondo alla rovina.
A sostenere il tutto, gli anni 2000 ci hanno dato due buone ragioni per andare nel panico: una crisi economica e una crisi ecologica e quest’anno il culmine: il 2012 è la data ufficiale della fine del mondo…
L’ossessione del Bene non è sempre una buona cosa. La deriva moralista è fonte di pericoli: l’essere umano progredisce da quando ha saputo liberarsi dal peso della morale, da quando è andato oltre il concetto di bene e male. Come diceva Nietzsche oltre un secolo fa : “Questo odio dell’umano, più ancora della materia, questo orrore dei sensi, della ragione stessa, questa paura della felicità e della bellezza, questo desiderio di sfuggire all’apparenza, al cambiamento, al divenire, alla morte, ad ogni progetto, al desiderio stesso, tutto questo significa una volontà del nulla, l’avversione alla vita.”

Se la nostra società vuole trovare soluzioni alle sfide che l’attendono, se vuole restare innovativa, creatrice, inventiva, deve sbarazzarsi dell’oppressione della morale. Fortunatamente questo è quello che sanno fare i ricercatori, gli imprenditori, gli artisti e altri pensatori che costituiscono il “genio svizzero” nel silenzio dei laboratori, nelle università e nelle aziende.
Lontani dal teatro politico-mediatico, loro cambiano la vita, lontani dagli eletti europei che si agitano per il ritorno della morale nell’economia e che al contempo lasciano fallire l’Europa. Un continente va a fondo mentre i suoi leader passano il tempo a fare i filosofi moralisti.”