Mentre la Lega araba preme per l’invio in Siria dei Caschi blù delle Nazioni Unite e la repressione sulla città di Homs fa centinaia di morti e feriti ogni giorno, nel paese medio orientale aumenta il rischio di vedere la popolazione prendere le armi.

Un pericolo reso concreto dall’aggravarsi della repressione, dalla miseria economica e dal sentimento che la rivolta contro il presidente Bachar al Assad sia giunta al punto di non ritorno.


Il giornale francese Le Nouvel Observateur ha intervistato Ayman al-Aswad, membro dell’opposizione siriana, il cui nome è nella lista governativa dei nemici da abbattere.
“Il popolo siriano sa che il regime cadrà – commenta al Aswad – Quello che non sappiamo è quale prezzo dovremo ancora pagare.

Il sentimento dei siriani è che il sostegno della Russia al regime dà al presidente una chance in più per sterminare il popolo. Siamo in una situazione ambigua ed è necessario un intervento internazionale, il più rapidamente possibile oppure la popolazione ricorrerà alla resistenza armata, in particolare i molti giovani senza più un lavoro.
La rivoluzione ha messo l’economia al tappeto. Il lavoro manca. La resistenza armata sarebbe una scelta cara in vite umane.
Gli armamenti a disposizione del regime sono così tanti che potrebbero uccidere il popolo siriano cento volte.

La Lega araba ha cercato per mesi di gestire il dossier siriano, cercando la mediazione con Bachar al Assad, mandando osservatori nel paese.
Adesso chiede l’invio dei Caschi blù delle Nazioni Unite, l’unico modo a suo dire per uscire dal vicolo cieco in cui si trova la Siria.
Una simile decisione da parte delle Nazioni Unite è vincolata a una risoluzione del Consiglio di sicurezza, dove il veto di Cina e Russia frena qualsiasi manovra contro il regime di Damasco.
Se la comunità internazionale volesse, vi sarebbero diverse soluzioni per fermare il bagno di sangue in Siria. Il popolo accetterebbe qualunque cosa pur di esser protetto e di non tornare a vivere in schiavitù.”