L’ultima invenzione del PVV, il partito di estrema destra di Geert Wilders, è meldpuntmiddenenoosteuropeanen.nl, un sito per raccogliere le denunce di cittadini olandesi vittime di reati commessi da cittadini polacchi, romeni e bulgari e le storie di posti di lavoro persi “a causa” dell’immigrazione dei neo-comunitari. Il primo ministro olandese Mark Rutte, il cui governo è sostenuto dal PVV, non ha condannato questa palese discriminazione, deplora Frans Weisglas, un responsabile politico dello stesso partito del premier Rutte.

“Un sito come quello di Wilders è pura discriminazione. E’ contrario all’articolo 1 della nostra Costituzione – scrive il quotidiano olandese De Volkskrant – che proclama l’uguaglianza di tutte le persone che vivono sul territorio olandese e bandisce ogni discriminazione.
La Storia pullula di casi di denunce di persone appartenenti a un determinato gruppo e l’anonimato garantito dal sito impedisce di verificare se la denuncia si basa su un fondo di verità o se esistono dei dissapori fra le parti in causa.

Per il PVV non si tratta di un serio tentativo di attaccare eventuali problemi, ma di stigmatizzare e discriminare un gruppo di individui. Dopo i musulmani e i greci, ora tocca ai polacchi. Chi saranno i prossimi?
Un movimento politico è libero di mettere in piedi simili progetti, hanno dichiarato il primo ministro olandese Mark Rutte e il ministro della socialità Henk Kamp.

La Commissione europea non lesina le critiche. Bruxelles ha accusato ufficialmente Wilders di aver infranto le regole e i principi di libertà.
Lui ha rimandato le critiche al mittente e ha mostrato alla stampa 30mila denunce che sarebbero già arrivate al suo sito, attivo da soli sette giorni. Denunce che Wilders mette in avanti come conferma della validità dell’iniziativa.