Lunedì sera nella base militare di Bagram a Kabul, la capitale dell’Afghanistan, un gruppo di soldati statunitensi ha bruciato diversi esemplari del Corano, il libro sacro della religione islamica.
Gli scontri che sono seguiti a questo atto di aperta provocazione hanno causato la morte di cinque manifestanti e il ferimento di decine di persone, tutti colpiti dai colpi sparati dai soldati americani.

Al grido di Morte all’America e Morte a Obama, centinaia di persone inferocite sono scese nelle strade di Kabul e altre città afghane armate di sassi e spranghe di ferro. Le manifestazioni e gli scontri si sono concentrati soprattutto attorno alle basi militari occidentali.

Esasperato da quella che ha definito “l’idiozia di certi bulli in divisa”, il capo del Pentagono Leon Panetta ha presentato le scuse degli Stati Uniti al popolo afghano. Lo stesso è stato fatto dal generale americano John Allen, comandante delle Forze Nato in Afghanistan.
Questi incidenti, che si ripetono periodicamente, complicano il delicato equilibrio strategico e diplomatico del governo americano nella regione.
Attualmente Washington sta cercando di avviare negoziati di pace con i gruppi talebani nel Qatar e prosegue il ritiro delle sue truppe. Secondo il programma dell’amministrazione Obama, tutti i soldati statunitensi dovrebbero lasciare l’Afghanistan entro il 2014.

Nella foto dell’agenzia AFP, un uomo brandisce un esemplare di un Corano parzialmente bruciato, durante una manifestazione anti-americana tenutasi martedì davanti alla base militare di Bagram, a Kabul, Afghanistan.