Tre giorni dopo l’inizio degli scontri anti-americani in Afghanistan, i talebani hanno lanciato un appello per uccidere il maggior numero possibile di soldati occidentali.

I disordini, violentissimi, erano iniziati martedì 21 febbraio a Bagram, dopo che nella base militare di questa cittadina a qualche decina di chilometri da Kabul, un ufficiale statunitense aveva dato fuoco a diversi esemplari del Corano.
Stando alle sue dichiarazioni, i libri venivano utilizzati dai prigionieri della prigione dipendente dalla base di Bagram per il passaggio di messaggi.
Le manifestazioni e gli scontri che hanno fatto seguito a questo atto hanno causato la morte di oltre dieci persone e decine di feriti. Tutte le vittime sono afghane.
Il presidente Obama, il capo della CIA Leon Panetta e il responsabile delle Forze Nato in Afghanistan, generale Allen, si sono affrettati a presentare le scuse dell’esercito e del popolo americano all’Afghanistan e al mondo islamico.

L’attacco alle basi militari USA in diverse città afghane interviene in un momento in cui gli Stati Uniti sono impegnati in delicate trattative con i talebani per giungere senza incidenti al 2014, quando 100’000 soldati americani avranno lasciato l’Afghanistan.
Dopo questo incidente i talebani sembrano poco disposti a trattare e incerti riguardo alla strategia da adottare.
Giovedì, diversi gruppi hanno chiesto agli afghani di attaccare le basi militari occidentali e uccidere il maggior numero di soldati: “Catturateli, torturali, pestateli a morte, date loro una lezione.”
I capi talebani si sono distanziati da questi appelli e hanno assicurato che l’incidente di Bagram non pregiudica le trattative in corso con l’amministrazione statunitense.
Per molti afghani la base di Bagram è il simbolo dell’occupazione americana nel paese e non pochi parlano di “Guantanamo afghan”.