Uno scienziato statunitense ha proposto un’ipotesi inedita per spiegare la sistemazione dei megaliti del sito archeologico di Stonehenge, in Inghilterra.

Steven Waller, esperto in acustica, ritiene che il monumento neolitico sia stato costruito in cerchio per riprodurre l’effetto di illusioni sonore in presenza di due strumenti che producono la stessa nota musicale.
Il ruolo preciso e il significato di Stonehenge fanno ancora scorrere fiumi di parole, in dibattiti che di volta in volta lo definiscono sia un luogo di culto dei drudi sia un luogo di osservazione astronomica.
Waller, ricercatore indipendente in California, basa le sue conclusioni su una serie di esperimenti che ha presentato questa settimana a Vancouver, in Canada, in occasione di un congresso della Società americana per la promozione delle scienze.

L’effetto che descrive si produce con due strumenti che suonano la stessa nota allo stesso momento. A dipendenza del posto in cui ci si pone rispetto ai due strumenti, le interferenze tra le onde sonore fanno variare l’intensità, con toni più alti in certi punti e altri dove la nota è molto debole.
Un effetto sorprendente di attenuazione e amplificazione delle onde sonore.
“Ci si deve certo chiedere se l’acustica sia stata la prima preoccupazione nel costruire questo sito archeologico, ma non sono sorpreso dall’ipotesi che i costruttori di Stonehenge avessero potuto avere considerazioni acustiche e musicali nella concezione del monumento – ha commentato Damian Murphy, ricercatore presso la York University.
Murphy ha partecipato a un programma di ricostituzione degli ambienti acustici in diversi siti storici in Gran Bretagna, fra i quali Stonehenge, dove sono stati riscontrati importanti effetti di risonanze sonore.

(Ticinolive/Le Figaro.fr)