Il 23 ottobre 2011 il presidente dell’UDC ticinese on. Pierre Rusconi è stato eletto al Nazionale, realizzando una delle massime e più antiche aspirazioni del partito. Subito dopo, come egli stesso aveva previsto di fare, ha lasciato la presidenza al suo successore, on. Gabriele Pinoja, e il seggio di granconsigliere alla giovane subentrante Lara Filippini.

Pierre Rusconi è intervistato oggi per Ticinolive da Francesco De Maria.

FDM Il 2011 è stato un anno felice per l’UDC ticinese (e per la destra cantonale in genere) ma triste per l’UDC svizzera…

Pierre Rusconi Il Ticino è lento a reagire ma alla fine si è mosso e ha mandato a Berna il primo deputato di un partito, che lo aspettava da 90 anni! Molto positivo il riequilibrio verso il centro-destra della deputazione ticinese nel suo complesso. Nel 2011-2015 i Ticinesi saranno più correttamente rappresentati.

Nella campagna elettorale dell’UDC nazionale sono stati commessi alcuni errori. Principalmente ha nuociuto l’impostazione monotematica sull’immigrazione. Si è parlato troppo poco di lavoro, economia, piazza finanziaria. Si è pagata inoltre la presenza del neocostituito PBD, che non è affatto una “UDC moderata” ma piuttosto un’arma nelle mani degli avversari dell’UDC. Avevamo, ottimisticamente, proclamato di voler dare l’assalto agli Stati, ma quanti di noi ci credevano realmente? Proprio nell’elezione alla Camera dei cantoni un candidato UDC può essere facilmente tagliato fuori da una coalizione avversaria, anche di comodo. Dolorosa la sconfitta del nostro presidente Brunner a San Gallo. Blocher senza chance a Zurigo. È doveroso ammettere che nell’ottobre 2011 si è perso. Ma l’UDC rimane, e di gran lunga, il primo partito svizzero!

Lei ha realizzato il sogno della Sua vita…
PR In un certo senso sì, ma io lo vedo più come un successo del partito che mio personale. A 61 anni è un po’ tardi per pensare ad alti destini politici…

Uno dei massimi luoghi comuni della politica cantonale (che contiene in sé una parte di verità) è il seguente: l’UDC ticinese è condannata a rimanere piccola dalla presenza della Lega. Quali spazi di crescita intravvede per il Suo partito?
PR Naturalmente è vero ma è anche inutile continuare a lamentarsi. Per l’UDC Ticino la questione del rapporto con la Lega è cruciale. L’accordo per le Nazionali 2011 è stato un vero successo ma ora è arrivato il momento di guardare avanti, alle Comunali 2013 a Lugano. L’UDC vuole fermamente un municipale ma da sola non può farcela. E non vi saranno congiunzioni possibili. Dunque non resterebbe che presentare una lista unica Lega-UDC con un candidato UDC “blindato”, che dovrà essere a mio giudizio Marco Chiesa, politico giovane ma già esperto, assolutamente all’altezza del compito. Obiettivo: una nuova maggioranza a Lugano e un nuovo sindaco, di un nuovo partito. Per l’UDC – che ha dato, collaborato, aiutato, rispettato i patti; chi ha fornito l’apporto decisivo alla “rivoluzione copernicana” dell’aprile 2011? – è venuto il tempo di richiedere una giusta contropartita. Focalizzo il mio discorso su Lugano 2013 perché questa è la prima scadenza fondamentale, ma il discorso potrebbe essere più generale.

Che cosa pensa di quella che Gabriele Gendotti ha chiamato “Santa Alleanza”? E del “nuovo” PLRT gendottiano? Potrà indirettamente giovare all’UDC?
PR La linea Gendotti – che consiste nel lasciar andare/mandar via un certo numero di scontenti – alla fine rafforzerà il PLRT.

Veramente? Di solito un partito non si rafforza cacciando via la gente…
PR Diverrà più compatto. E finiranno quelle terribili e quasi infinite beghe interne che l’hanno destabilizzato e dilaniato giorno per giorno, a partire dal 2006. Non bisogna dimenticare che molti di questi “recuperabili” (che in realtà non lo sono) non votano più liberale-radicale da anni, soprattutto a Lugano. Quanto alla Santa Alleanza, essa coniuga bene un aspetto sostanziale con un altro aspetto di natura opportunistica. Oggi come oggi è molto attiva e vincente, e costituisce, anche, un test per il maggioritario. Ma il maggioritario reale è lontano. Se ne parla molto, con troppa leggerezza e sempre ipoteticamente…

Io ero tra coloro (e l’ho scritto) che pensavano che la lista UDC per il Nazionale dovesse contenere nomi (diciamo due) di personalità liberali del centro-destra. La dirigenza UDC sembrava possibilista, forse addirittura propensa a questa ipotesi. Poi tutto è andato in fumo. Come mai?
PR Le confermo che ci sono state trattative con varie personalità, ma nessuna è andata in porto. Non potevamo anteporre, di punto in bianco, ai nostri – che per tanti anni hanno lavorato duramente per il partito – candidati esterni che arrivavano animati forse dalle migliori intenzioni ma, eventualmente, anche da un certo opportunismo.

Un sostegno a una particolare candidatura, si è detto, era giunto anche da oltre Gottardo…
PR Non lo escludo, ma la decisione spettava al Partito cantonale! Così si è fatto ed è stata un’ottima decisione.

Dopo il trionfo dell’ottobre 2007 e il disastro parlamentare del successivo dicembre la sensazione è che l’UDC svizzera non sia riuscita a “recuperare”. Gli “altri” partiti sembrano aver trovato la formula vincente: tutti contro l’UDC. Vede una strategia possibile per uscire da questa impasse?
PR A breve termine no. Ma l’UDC deve allargare il suo campo d’azione, non potrà limitarsi ad essere in eterno il “partito anti-stranieri”. Tatticamente, il caso Widmer Schlumpf ha avuto un gran peso ed ha arrecato un danno enorme al partito ma, col tempo, si risolverà da solo. Al di là di ciò, niente allargamento del governo a 9. È una falsa soluzione, e dico questo anche in relazione alle continue“rivendicazioni ticinesi”.

L’elezione popolare del Consiglio Federale potrebbe risolvere il “problema governativo”, oggi come oggi acuto, dell’UDC?
PR Forse sì, ma non la otterremo.

Quale potrà essere il ruolo di Blocher, tornato consigliere nazionale, nella legislatura 2011-2015 ?
PR Una scelta coraggiosa la sua, da vecchio leone mai domo. Avrebbe potuto anche rinunciare al rientro per restare nel partito come stratega e “spiritus rector”. Ma è giusto rispettare, e addirittura ammirare, la sua decisione. Da politico di razza e da lottatore.

L’unico consigliere federale UDC, Ueli Maurer, viene tenuto sotto tiro e spesso messo in difficoltà dalla stampa avversaria. È un consigliere federale debole/incompreso/confrontato a una “mission impossible”?
PR Maurer è isolato in seno al governo e si ritrova tra le mani un dipartimento ingrato e “difficile”. La sua è una poltrona più che scomoda.

L’on. Freysinger ha dichiarato: “Sarebbe meglio essere fuori del tutto!”
PR Senz’altro un’opinione plausibile, ma il partito ha deciso diversamente.

Mi faccia il nome di tre politici UDC d’Oltralpe che stima particolarmente.
PR Oskar Freysinger (ma non perché me l’ha suggerito Lei). Adrian Amstutz, nuovo leader della frazione parlamentare. Il vodese Guy Parmelin.

E di tre politici non UDC.
PR I consiglieri federali Burkhalter e Berset. E il consigliere nazionale PPD Christian Lohr, un uomo coraggioso in sedia a rotelle, senza braccia, gravemente handicappato ma pronto a dare il suo contributo politico alla società.

Come può salvaguardare i suoi interessi la Svizzera, piccolo stato accerchiato, posto al centro di un’Europa in preda a drammatiche difficoltà?
PR Questa nostra “isola felice” deve in primo luogo tenersi stretto tutto ciò che nel tempo l’ha resa tale e l’ha fatta prosperare. I suoi princípi politici, i suoi ordinamenti sociali ed economici. Ammetto però che una simile visione “statica” si riveli, alla lunga, insufficiente. Bisognerà anche adattarsi alle nuove condizioni, e lottare.

Come vede la situazione alla frontiera sud del nostro Cantone e come pensa debba essere affrontato il problema del flusso immigratorio, che sembra inarrestabile?
PR Il flusso sarà inarrestabile. È duro ammetterlo, ma possiamo solo puntare a limitare i danni.

Il presidente della Banca nazionale Hildebrand, nonostante numerose (ma brevi) protezioni altolocate, è rapidamente caduto. Christoph Blocher ha approfittato della soffiata di un informatico bancario, per poi informare la presidente della Confederazione. Il vecchio leone ha agito correttamente?
PR Sì. Al suo posto chi non avrebbe agito come lui? La bontà della sua azione è testimoniata anche dalla rapidità della soluzione della crisi: la posizione di Hildebrand è apparsa subito insostenibile. Blocher ha piazzato un colpo duro, uno dei suoi!

Parecchi stati grandi e temibili (USA, Germania, Italia, …) hanno ingaggiato una guerra senza quartiere contro il “potentato finanziario” Svizzera. Come finirà questa amara storia? Quali perdite dovrà subire la nostra piazza? Che cosa resterà del nostro mitico “segreto bancario”?
PR Del mitico segreto resterà… il mito! Oggi le vecchie regole non valgono più, sono state cambiate anche da stati che predicano bene e razzolano male. Possiamo lagnarcene, certo, ma dobbiamo adattarci, creare nuove posizioni di nicchia, sfruttare al meglio i nostri alti livelli di competenza tecnica. Ma ci saranno perdite, in termini di capitale gestito e posti di lavoro. Ciò è inevitabile.

Per concludere l’intervista, Le domando di formulare una previsione. Quando l’UDC federale tornerà ad avere una corretta rappresentanza in governo?
PR Non sarà facile, perché gli avversari dell’UDC hanno assaporato il successo del loro colpo di mano: al dicembre 2007 ha fatto seguito il dicembre 2011. La tentazione di continuare nel giochetto dell’esclusione può essere grande. Quattro anni sembra il minimo. Otto anni? Di più? Fortuna che la politica riserva talvolta delle sorprese!