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Nel loro incontro lunedì 5 marzo a Washington, il primo ministro israeliano Netanyahou e il presidente americano Obama hanno adottato posizioni diverse sulla questione di un intervento militare contro le strutture nucleari iraniane.

Mentre Barack Obama guarda a soluzioni diplomatiche, Benyamin Netanyahou sottolinea il diritto di Israele di difendersi ricorrendo a un’offensiva armata.
Anche se Obama si dice poco disposto a sostenere una guerra contro l’Iran, il suo desiderio di essere rieletto per un nuovo quadriennio alla Casa Bianca potrebbe volgere a favore dei partigiani della linea dura.
Appare inevitabile che in Iran sarà necessario agire se la diplomazia e le sanzioni contro Teheran non faranno rallentare considerevolmente, o addirittura sospendere, il programma nucleare e se l’Iran acquisirà lo statuto di potenza atomica.
Per il presidente americano si tratta in definitiva di impedire agli iraniani di costruire e attivare armi atomiche.
La sua attuale linea di dissuasione, ossia il dialogo con il governo del presidente Mahmoud Ahmadinejad, viene giudicata poco realista, non solo in Israele ma anche negli ambienti americani pro-israeliani.
La campagna elettorale e la necessità di sostegno anche in questi ambienti sono fattori che potrebbero cambiare radicalmente la sua posizione.