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Giovedì 1.marzo 2012 gli organi di stampa hanno riportato la notizia della decisione del Tribunale penale federale di rinviare al Ministero pubblico della Confederazione gli atti del procedimento penale (aperto contro 13 persone e conosciuto come Quatur) sulle presunte ramificazioni in Svizzera della ‘ndrangheta calabrese.
Dopo dieci anni d’indagine e un’inchiesta condotta da ben cinque tra procuratori federali e giudici istruttori federali è stato constatato che il “diritto al contraddittorio, rispettivamente al confronto, è stato massicciamente disatteso” dalla procura federale e ciò anche in maniera sistematica, nonostante le richieste dei difensori degli imputati.
Secondo il TPF, le lacune si spingono fino ad incrinare le fondamenta stesse del procedimento, siccome l’art. 6 della CEDU impone un procedimento penale che rispetti il diritto ad un processo equo.

Purtroppo non si tratta di un caso isolato, ma dell’ennesimo caso in cui il MPC viene bacchettato (ricordiamo il caso degli Hells Angels e del banchiere Holenweger), minando sempre più la credibilità di un’autorità chiamata ad occuparsi tra le altre cose delle inchieste contro la criminalità organizzata e la criminalità economica secondo l’art. 24 del Codice di diritto processuale penale.

Alla luce di tutto ciò, domando al Consiglio federale:
Come intende procedere al fine di ristabilire la credibilità del Ministero pubblico della Confederazione, fermo restando la separazione dei poteri?
Quali sono i costi generati dall’inchiesta Quatur, condotta senza rispettare principi basilari del diritto?

Pierre Rusconi
Consigliere nazionale