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L’UDC Ticino, tramite il deposito di una mozione da parte del suo consigliere nazionale Pierre Rusconi, chiede che la Svizzera rescinda al più presto l’accordo di associazione a Schengen (AAS). Tale accordo si scontra sempre più con la realtà, causando difficoltà pratiche d’applicazione e costi esorbitanti.

È notizia di oggi che anche il presidente francese Nicolas Sarkozy ha annunciato che la Francia sospenderà la sua partecipazione a Schengen se nei prossimi 12 mesi non vi saranno dei progressi nel controllo delle frontiere europee, definite dei “colabrodo”.
La nostra richiesta di rescindere l’accordo di Schengen parte da lontano, da vari rifiuti del Consiglio federale di fare i conti con la realtà.
Il Gruppo dell’Unione democratica di centro aveva presentato il 18 giugno 2010 un’interpellanza relativa ai costi dell’adesione della Svizzera a Schengen fino al 30 giugno 2010 a cui il Consiglio federale aveva risposto dicendosi impossibilitato a scindere i costi cagionati dall’accordo di Schengen da quelli cagionati dall’accordi di Dublino. Dalla risposta trasparivano comunque costi tre volte superiori rispetto a quanto annunciato prima della votazione.

A fine dicembre 2010 l’UDC aveva poi fatto un bilancio dei primi due anni di adesione a Schengen, dal quale risultava che le spese avevano raggiunto 185 milioni di franchi in due anni, il quintuplo rispetto a quanto annunciato.
Nel marzo 2011, aveva quindi depositato una mozione, nella quale si chiedeva di rinegoziare l’accordo di Schengen ripristinando i controlli autonomi e sistematici alle frontiere.
Il Consiglio federale rispondeva dicendo di non vedere “alcuna necessità” di rinegoziare l’accordo, in particolare perché non sussisteva “alcun indizio secondo cui la situazione della sicurezza in Svizzera si sarebbe deteriorata” e perché una rinegoziazione non aveva “quasi nessuna speranza di successo”!
Constatiamo che ancora una volta il Consiglio federale non tiene in conto la situazione reale ed ignora che ad esempio il Ticino vive sulla propria pelle gli effetti nefasti di Schengen e dell’assenza di controllo fisso ai valichi, come illustrato in dettaglio nella mozione depositata dal consigliere nazionale Pierre Rusconi.
Basti pensare alla ventina di rapine ad uffici cambi e distributori di benzina avvenuti nel Mendrisiotto dal 1° giugno 2010 e al crescente senso d’insicurezza denunciato più volte dai sindaci della regione.

UDC Ticino