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Mitt Romney è matematicamente in testa alla corsa per l’investitura repubblicana per le presidenziali, ma la guerra fratricida che si gioca nell’ala destra del suo partito potrebbe costare cara ai repubblicani.

Ad oggi Romney ha raccolto il maggior numero di delegati: 496 secondo il sito d’informazione RealClearPolitics, dopo il voto di martedì in Alabama, Mississippi, Hawaii e nelle Samoa americane.
Per ottenere l’investitura alla convention repubblicana prevista a fine agosto a Tampa, in Florida, un candidato deve aver raccolto 1’144 delegati.

Dopo le due vittorie in Alabama e Mississipi del suo avversario ultraconservatore Rick Santorum (236 delegati), Romney sembra incapace di imporsi come la miglior carta da giocare per battere Barack Obama all’elezione presidenziale del 6 novembre.
La battaglia per l’investitura ha ravvivato i dissidi interni al partito. L’ascesa di Santorum potrebbe aver offuscato l’immagine dei repubblicani, commenta Rogers Smith, professore di politica all’università della Pennsylvania.
“Se un terzo degli americani considera la religione (uno dei cavalli di battaglia di Santorum, ndr) come una questione centrale, questo significa che ci sono due terzi per i quali non è così, due terzi che si oppongono alle opinioni ben particolari di Santorum – aggiunge Smith.

La candidatura di Rick Santorum orienta chiaramente le elezioni su tematiche religiose, culturali, legate alla sessualità ma non alla situazione economica. E’ un candidato che allontana il partito dalle zone urbane e dinamiche, per posizionarlo nelle zone rurali del paese.
Nel sondaggio del 14 marzo del Pew Research Center, Barack Obama è in vantaggio su Mitt Romney di 12 punti percentuali e su Rick Santorum di 18 punti.
L’opinione dei commentatori politici è che se Santorum vincerà le primarie, le presidenziali saranno vinte da Obama.
Se invece l’investitura verrà data a Romney, allora i repubblicani avranno una chance di avere un loro presidente per i prossimi quattro anni alla Casa Bianca.