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E’ di dominio pubblico il fatto che alcune società di servizio si siano insediate nel Mendrisiotto, in particolare a Chiasso, causando delle discrepanze importanti nel mercato del lavoro indigeno.
In particolare per quanto riguarda gli stipendi inusuali, per usare un eufemismo, alle nostre latitudini e per quanto riguarda l’occupazione.
Questa situazione è soprattutto rilevabile tra le ditte che svolgono attività di “call center” e di intermediazione nel campo assicurativo e turistico, a Chiasso sembrano avere trovato un humus particolarmente ideale.
In queste aziende, ripeto, vigono salari molto bassi, tanto da essere sovente inferiori alle retribuzioni già modeste che l’autorità cantonale ha fissato per i “call centers” allo scopo di impedire un inquietante degrado retributivo.
Dalle indicazioni ottenute dall’Organizzazione Cristiano Sociale Ticinese (OCST), le pressioni sui livelli salariali assumono forme diverse.

Facendo uso delle facoltà di cui all’art. 142 L GC/CdS formulo al Consiglio di Stato la seguente interrogazione:

1. è al corrente che in alcune aziende il salario di riferimento per l’assunzione è fissato in Euro e risente visibilmente dei parametri vigenti oltre confine?
Questa è una pratica già denunciata ma ulteriormente appesantita da un cambio imposto dalla ditta e naturalmente a lei favorevole (1 Euro = Chf 1,52).
2. cosa intende fare il CdS per interrompere ed evitare che questa pratica si diffonda non solo in tutto il Mendrisiotto ma anche nell’intero Ticino?

In considerazione del fatto che non esiste un salario vincolante per gli impiegati di ufficio, la retribuzione accordata è di gran lunga inferiore a quella usuale per la professione. Si assiste al paradosso che gli operatori di call centers usufruiscono di un salario che, benché particolarmente contenuto, è superiore a quello percepito dai cosiddetti impiegati di back office.
Queste condizioni lavorative, se lasciate attecchire e prosperare, tendono ad esercitare per lo meno un duplice impatto sul mercato del lavoro sia dal profilo retributivo (risucchiando verso il basso i livelli salariali della zona) sia dal profilo occupazionale (impossibile per la manodopera locale accedere a queste ditte poiché i salari percepiti sono incompatibili con il costo della vita).
Questo naturalmente crea anche disagi tra i ricercatori d’impiego, a beneficio della disoccupazione, e il mondo del lavoro.

Per questi motivi chiedo altresì che il CdS:

3. si adoperi affinché ci sia un rapido superamento delle distorsioni oggi rilevabili.
4. obblighi le aziende che iniziano ad operare sul territorio ticinese ed in particolare nel Mendrisiotto, ad integrarsi pienamente nel tessuto locale dal profilo delle condizioni di lavoro, dell’attenzione all’occupazione e della disponibilità al dialogo con le parti sociali.
5. sensibilizzi gli enti locali (i Comuni) a vigilare onde impedire queste pratiche.
6. regolamenti, in collaborazione con la Commissione Tripartita Cantonale in materia di libera circolazione, delle condizioni di lavoro più consone alla realtà cantonale, facendo riferimento ai contratti collettivi già in vigore (es.: contratto collettivo di lavoro dell’Associazione Ticinese imprese di spedizione e di logistica).

Lorenzo Bassi, deputato PPD