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Dopo un assedio durato oltre 30 ore, giovedì mattina le unità d’élite della polizia francese hanno fatto irruzione nell’appartamento di Mohamed Merah, djihadista franco-algerino di 24 anni, autore degli attentati di Toulouse e Montauban. Merah è morto durante lo scontro a fuoco.

L’Islam non è responsabile degli atti dei fanatici, scrivono oggi alcuni commentatori, che sottolineano le similitudini tra l’islamismo e l’estrema destra.

Il killer di Toulouse, Mohamed Merah, si è detto islamista. Questo non deve essere l’occasione per condannare ancora una volta l’Islam, scrive il quotidiano della Repubblica ceca Pražský deník : “Gli assassini di questo genere sono innanzitutto fanatici. Di fronte a simili eventi, l’opinione pubblica tende a reagire spontaneamente condannando, insieme al terrorista, anche la fede religiosa in nome della quale questi pretende di aver commesso i suoi crimini.
Ci si dimentica che l’omicida agisce in contraddizione alla sua religione. La maggior parte dei musulmani non sono assassini. Simili atti terroristici non vanno messi in relazione all’orientamento spirituale né a una particolare visione del mondo.
E’ il fanatismo a essere chiamato in causa. Non tutti i fanatici sono assassini, ma con le loro opinioni avvelenano l’ambiente circostante. Sono intolleranti, impongono agli altri le loro idee, agiscono in maniera mirata, inutile e arrogante.
Che Allah, Gesù, Buddha e tutte le altre forze della società ci proteggano da simili individui.”

Dopo aver sospettato l’estrema destra di essere dietro la strage di Toulouse, sembra invece certo che il colpevole sia un islamista. Questi due estremismi hanno molto in comune, scrive Cesare Martinetti sul quotidiano La Stampa : “La realtà ci ha consegnato un altro colpevole, questo Mohamed Merah, francese di origine algerina che all’una dell’altra notte ha telefonato al centralino della tv France 24 ed ha confessato le ragioni di tanta ferocia alla giornalista di turno.
Merah ha detto di essere legato a al Qaeda e dichiarato che voleva “vendicare i nostri piccoli fratelli e le nostre piccole sorelle in Palestina, denunciare la legge che vieta il velo integrale alle musulmane e la partecipazione dell’esercito francese alla guerra in Afghanistan”.
Tutti e due plausibili, il terrorista islamico e il parà neonazi appartengono al sottosuolo della nostra società, due incubi opposti e che pure convivono, senza elidersi ma semmai moltiplicandosi.
Intorno alle stragi di Tolosa è avvenuto lo stesso cortocircuito registrato nel luglio scorso a Oslo, in occasione delle stragi realizzate dal folle Anders Behring Breivik: otto uccisi con una bomba, 69 giovani laburisti in campeggio ammazzati a colpi di arma da fuoco.
La prima ipotesi fu quella di una carneficina compiuta da terroristi islamici contro giovani occidentali. E invece il colpevole era questo biondo trentenne norvegese che si definiva anti-multiculturalista, anti-marxista, anti-islamico, fondamentalista cristiano e filo-israeliano.
Aveva voluto colpire i giovani socialisti come responsabili dell’immigrazione di massa dei musulmani.”