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È possibile ave­re la botte piena e la moglie ubriaca. I conti dello Stato lo dimostrano.

Do­po un quadriennio ubriacante passa­to a negare l’evi­denza, quella che le casse si riempi­vano a vista d’occhio, ecco che il primo anno della nuo­va legislatura chiude già di nuovo in attivo.
Per carità, nessuno è masochi­sta da volere i deficit, quindi tanto me­glio per tutti. Il problema però prima che finanziario, anche se evidentemen­te non possiamo permetterci un debi­to che aumenti di oltre un miliardo in quattro anni solo per fare ciò che già facciamo (vedi le modestissime Linee direttive presentate), a questo punto è davvero politico.
Un problema di cre­dibilità di chi ci governa e dei partiti di governo.

In sede di dibattito in Gran Consiglio sul Preventivo 2012 avevo detto che si trattava di un preventivo in cui la po­litica era sparita di scena, della rasse­gnazione, soccombendo agli apparati burocratici e alla spesa che avanza per forza di inerzia.
La politica e alcuni partiti pur di negare l’evidenza delle casse piene hanno sacrificato un inte­ro quadriennio rinunciando a fare po­litica, cioè ad investire/spendere in mo­do importante per fare la differenza nei settori che ci garantiranno benessere e prosperità anche nel futuro: promozio­ne economica, politica estera (verso Berna e verso l’Italia), nuovi rapporti Comuni/Cantone, mobilità, rilancio della scuola media e della rete educa­tiva extrascolastica, poli d’eccellenza e lotta alla disoccupazione giovanile. Ma tant’è.

Ora però non possiamo permetterci un altro quadriennio – un anno se ne è già andato a vuoto – a fare i contabili con la fobia dei deficit.
Il rigore finanziario e la parsimonia si devono praticare continuamente non predicare, non so­no uno spaventapasseri da esporre ogni tanto.
L’iniziativa parlamentare elabo­rata, da me presentata con altri 46 col­leghi di Gran Consiglio il 14 dicembre scorso, con la quale si vuole bloccare la crescita delle spese in particolare di funzionamento, e sulla quale il Gover­no ha formalmente comunicato l’11 gennaio che vuole prendere posizione, diventa più che mai d’attualità e di ur­genza.
Le entrate fiscali non cresceran­no come hanno fatto negli ultimi 5 o 6 anni, ma cresceranno comunque e il problema non è di entrate insufficien­ti.
Il problema è di crescita della spesa che aumenta per mantenere lo status quo nel tempo, senza migliorare di un centimetro le condizioni per creare be­nessere e prosperità aggiuntiva. Que­sto è il punto politico.

La politica dei maggiori partiti da qualche anno cor­re verso un errore fatale: è concentra­ta con tutte le energie nel bisticciare su come ridistribuire il benessere e la ric­chezza raggiunta. Sta dimenticando to­talmente come preservarli (ad esem­pio: segreto bancario che salta, non ri­spetto della reciprocità dei Bilaterali, adozione automatica del diritto UE) e soprattutto sta dimenticando di semi­nare per poter raccogliere in futuro.
Cosa c’entra con il Consutivo 2011? C’entra che la politica si crea l’alibi dei conti in disordine per rimanere sul po­sto, perché è incapace di progettare, di proporre al Paese un rilancio, forti del­la nostra posizione acquisita proprio nel momento in cui gli altri stanno fal­lendo.
Potremmo fare la differenza e andare di nuovo in fuga come Ticino e come Svizzera invece di rallentare e farci male da soli per aspettare chi è ri­masto indietro. Ecco questo dovrebbe essere lo scenario di un Governo corag­gioso: risparmiare laddove è sensato farlo, dove può agire direttamente sul­la spesa (vedi iniziativa parlamentare di cui sopra) ma nello stesso tempo ri­schiare qualche cosa per il futuro fa­cendo due o tre scelte forti, non scri­vendo oltre 300 pagine di Linee diret­tive.
La politica fiscale ad esempio, che è al palo da oltre dieci anni, sarebbe un’opportunità, ma da quello che si è visto in Gran Consiglio la settimana scorsa e peggio ancora nel dopo parti­ta tra i partiti non vi è nulla di buono da attendersi.
Il problema è politico non finanziario, il rischio grosso è lo spreco di un’altra legislatura passiva registrata sul chi vi­ve, cioè aspettare ingrugniti che la Le­ga fallisca nonostante la maggioranza relativa in Governo per poter dire: po­polo hai sbagliato, avevamo ragione noi.
In tedesco si dice Schadenfreude, da noi tagliarsele per farla alla moglie.

Sergio Morisoli
deputato in Gran Consiglio e presidente AreaLiberale


– pubblicato il 22 marzo sul Corriere del Ticino. Per gentile concessione.