Malgrado l’accanita resistenza dei sindacati, il governo di Mario Monti punta deciso alla riforma dell’articolo 18 del codice del lavoro. Una riforma invocata dagli industriali che vedono negli ostacoli ai licenziamenti il principale motivo della scarsa competitività dell’industria italiana.
Il governo Monti sta commettendo il suo primo serio errore? chiede Gian Enrico Rusconi sul quotidiano italiano La Stampa : “Il premier ha dichiarato di ispirarsi al modello tedesco, ma finge di ignorare che esso si basa anche sulla concertazione con le parti sociali, che ha invece finora trascurato.
E’ tempo che Monti argomenti meglio la dimensione europea della sua azione di governo, senza riferirsi esclusivamente agli indicatori di mercato, alle Borse o ad altri dati del cui valore relativo lui stesso è ben consapevole.
[…] Suppongo che anche “i tecnici” sappiano quale risorsa straordinaria e insostituibile per l’efficienza del sistema lavorativo sia il consenso sociale.
Il nodo della riforma è l’abolizione dell’obbligo di reintegro per i dipendenti licenziati per motivi economici definiti giuridicamente insufficienti, scrive il quotidiano La Repubblica : “Secondo i piani del governo, al dipendente licenziato andrebbe un indennizzo compreso tra le 15 e le 27 mensilità. In compenso dovrebbero essere introdotte maggiori tutele per i lavoratori precari.
Non è ancora chiaro se la riforma si estenderà anche ai lavoratori statali. La Cgil, il principale sindacato italiano, ha già minacciato lo sciopero generale.”
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