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Maggiori dettagli si hanno sulla vita e l’ambiente in cui è cresciuto Mohamed Merah, il killer di Toulouse e più ci si chiede se era un terrorista oppure un individuo solo e isolato.

Jacques Le Bohec, professore di scienze e informazione della comunicazione all’Università di Lyon opta per la seconda opzione e sul quotidiano francese Le Monde scrive: ” Nell’uccisione dei tre paracadutisti e dei bambini e dell’insegnante della scuola ebraica di Toulouse non crediamo alla tesi del fondamentalismo, della motivazione religiosa.
E’ troppo facile descrivere Mohamed Merah come un mostro, un folle di Allah o uno psicopatico. Questo rassicura chi vuole credere nella cattiveria intrinseca ma si rischia di non capire nulla se si nega Merah quale essere umano che ha percorso un cammino socio-biografico. Senza cercare attenuanti a quanto ha fatto.

Gli elementi raccolti permettono di capire la progressiva deriva di Merah.
La sua origine sociale e il suo capitale culturale (linguistico) lo escludono dal successo scolastico sin dall’infanzia.
Il divorzio dei genitori e il ritorno del padre in Algeria lo privano di sicurezza psicologica e affettiva.
L’abbandono della scuola e l’assenza del padre si manifestano con atti di delinquenza e di protesta contro la sua sorte. Va alla ricerca di soldi con una carriera di piccolo delinquente.
Il lavoro in un garage lo tiene saltuariamente lontano dalla prigione ma un arresto per guida senza patente lo porta in carcere per 18 mesi. Questo genera in lui un forte sentimento di rigetto e ingiustizia.
Non ha alcuna possibilità di avviare una relazione sentimentale a causa della sua condizione sociale.
Tenta di arruolarsi nell’esercito ma il suo passato da delinquente lo blocca. Viene scartato dai candidati alla Legione Straniera.
Trasfigura il vicolo cieco in cui si trova invocando il djihad, la guerra santa islamica, senza entrare a far parte di alcuna rete terroristica.
Vuole vendicarsi della sua esclusione sociale ribellandosi contro le istituzioni che lo hanno tradito. Finanzia la sua epopea mortale procurandosi delle armi e accrescendo il numero di furti.
La religione gli fornisce i bersagli su cui vendicarsi e gli fornisce un’identità sostitutiva che dà un valore superiore al suo atteggiamento.
La religione trasfigura le barriere sociali dietro le quali è costretto a vivere. Piuttosto che continuare a vegetare, piuttosto che suicidarsi o drogarsi, Mohamed Merah sceglie di uccidere, sull’esempio di Richard Durn, che nel 2002 a Nantes uccise 8 persone e fece 19 feriti.
Durn aveva scelto di uccidere per far conoscere a tutti la sua vita ai margini della società e il suo malessere personale : “Diventerò un serial killer – diceva – diventerò un forsennato omicida. Perché? Perché sono frustrato al punto che non voglio essere l’unico a morire. La mia vita fa schifo e almeno per una volta voglio sentirmi potente e voglio sentirmi libero.”