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Dopo la strage nella scuola ebraica di Toulouse, le dichiarazioni di Catherine Ashton, responsabile della politica estera dell’Unione europea, hanno scatenato in Israele violente reazioni. Insistere col vittimismo è inutile controproducente.

Come se non fossero sufficienti l’orrore di Toulouse, il sospetto che al Qaeda fosse coinvolta nell’attacco e le continue critiche a Israele, ecco che ci inventiamo un altro nemico: Catherine Ashton, capo della diplomazia dell’Unione europea, scrive Gideon Levi sul quotidiano israeliano Ha’aretz : “Ashton ha rilasciato dichiarazioni di dubbio gusto sui bambini uccisi a Toulouse, mischiando le vittime degli incidenti stradali (Belgio), quelle della guerra (Siria, Gaza e Sderot) e quelle dell’odio razziale (Francia).
Malgrado il grande sostegno espresso dalla Francia e da Nicolas Sarkozy alla comunità ebraica, subito Israele ha scatenato un pandemonio a livello internazionale.
Ashton si è semplicemente espressa nel modo sbagliato. È evidente che aveva buoni propositi, come è chiaro che non è assolutamente anti-israeliana. Come fanno spesso i politici, ha espresso tristezza per la sorte di bambini uccisi brutalmente.
La reazione sdegnata di Tel Aviv, orchestrata dal premier Netanyahou e dal ministro degli esteri e sostenuta da una schiera di giornalisti ed esperti, è sbagliata e inutile.
Se Ashton fosse stata un rappresentante del governo degli Stati Uniti, nessuno l’avrebbe attaccata in questo modo.
Questa offensiva è sospetta e probabilmente non è in buona fede. È probabile che Israele stia strumentalizzando un passo falso per aumentare ulteriormente il senso di colpa degli altri, per alimentare la paura dei politici mondiali e degradare sempre di più lo scenario politico internazionale.

Oggi Israele si scaglia contro le parole di Ashton come fosse l’Anti-defamation league. Le implicazioni sul lungo periodo sono molto pericolose. Lei, che non è mai stata nemica di Israele quanto piuttosto il tipico politico europeo convinto che l’occupazione israeliana debba finire, in futuro starà più attenta, ma avrà inevitabilmente un sentimento di rancore nei confronti dello Stato israeliano per averla umiliata. E per Israele non è certo una buona cosa.”