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Il Libano è, insieme alla Turchia, il paese mediterraneo più coinvolto direttamente dalla crisi siriana. Il sito d’informazione euronews pubblica un’intervista a Amine Gemayel, presidente del Libano dal 1982 al 1988.

“La Siria sta vivendo sul proprio territorio la violenza, gli omicidi, l’instabilità che aveva esportato e imposto in modo anomalo al Libano quando l’occupava – commenta Gemayel – Per quanto riguarda le sanzioni economiche, il governo siriano non è toccato dalla situazione in cui vive il popolo.
Come ai tempi dell’Unione sovietica, le peggiori dittature non hanno alcuna considerazione del benessere dei loro popoli, è l’ultimo dei loro problemi. A breve termine non credo che le sanzioni economiche possano essere un fattore essenziale nella caduta del regime.

Riguardo all’incidenza degli eventi in Siria sulla situazione in Libano, l’ex presidente pensa che indubbiamente vi sono conseguenze dirette : “Se a causa delle violenze sul territorio siriano, una parte della popolazione siriana è costretta a fuggire in Libano, allora il Libano sarà costretto a portare il fardello.
Da tempo accogliamo i rifugiati palestinesi ma ora considerando la nostra delicata situazione economica potremo accogliere i numerosi rifugiati siriani? La questione preoccupa, a breve e medio termine.”

Le sanzioni economiche contro la Siria erano state introdotte dalla Lega araba alla fine dello scorso novembre, allo scopo di far cessare la repressione contro i civili.
I provvedimenti riguardano il congelamento delle transazioni commenciali e dei conti bancari del governo siriano, la sospensione dei collegamenti aerei commerciali e il divieto di visto di ingresso agli esponenti del regime di Damasco.
Il 30 novembre, il governo turco aveva annunciato il congelamento delle transazioni commerciali con il governo siriano e tra le Banche centrali dei due paesi, il blocco delle vendite alla Siria di armi e materiale militare e la sospensione degli accordi di cooperazione esistenti tra i due paesi.