Il Consiglio federale ha di recente proposto di ratificare la convenzione nr. 122 dell’Organizzazione internazionale del lavoro sulla politica dell’impiego.
Il testo risale al 1964 e porta il segno distinto dell’epoca : prevede la promozione da parte degli Stati firmatari di una politica attiva che mira a promuovere il pieno impiego, produttivo e scelto liberamente.
Quale modernità trova il Consiglio federale in questa convenzione nel mondo multipolare e globalizzato di oggi, chiede sul sito della televisione romanda RTS Pascal Jeannerat : “Semplicemente vi trova l’obiettivo di migliorare ovunque nel mondo le condizioni di lavoro, riunendo attorno a un tavolo datori di lavori, impiegati e lo Stato, laddove è necessario, soprattutto nei paesi emergenti e nei paesi in via di sviluppo.
Mentre la Svizzera sta negoziando gli accordi di libero scambio con Cina e India, in questa intenzione si deve vedere una volontà benvenuta di promuovere i mezzi che aiutano a creare condizioni di lavoro decenti e un mercato del lavoro che punta allo sviluppo.
La Svizzera ha scelto di promuovere negoziando, piuttosto che di esigere prima di promuovere. E’ un atteggiamento giusto ma ci si dovrà mostrare determinati.
Certo, la Svizzera è piccola ma commercialmente possiede know-how e potenziale d’investimento. Inoltre, gli accordi di libero scambio che sta negoziando avranno valenza di modello per molti altri Stati, di dimensioni maggiori, che vorranno negoziare con Berna.
Si tratta dunque di fissare standard elevati in materia di diritti sociali e di condizioni di lavoro. E’ nell’interesse di tutti, perchè ridurre gli scarti in materia permetterà di invertire a termine il corso delle delocalizzazioni.
Questo obiettivo di livellamento è una condizione necessaria per una mondializzazione che può realmente portare profitti su larga scala.”
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