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Il gruppo socialista in Gran Consiglio ha recentemente proposto di fissare il cambio euro/franco a 1,40. Trovo questa opzione irrealistica, irrealizzabile e dulcis in fundo pure controproducente poiché cela un boomerang economico e politico di entità catastrofiche che la sinistra non ha capito.

Economicamente sono molte le ragioni per opporsi alla sua applicazione : la prima è legata all’acquisto di parecchi miliardi di euro per sostenere il deprezzamento del franco, cosa accaduta dal 6 settembre 2011 per fissare il cambio con l’euro a 1,20. Non sarebbe stato meglio varare un piano di rivitalizzazione economica come chiesto dall’UDC Svizzera?

La seconda, figlia della precedente mira su misure economiche serie a lungo termine, non certo come quel pacchettino di 2 miliardi poi ridottosi a meno di 900 milioni di franchi. Il programma federale a sostegno dell’innovazione del 2011, contro il franco forte di 100 milioni di franchi, si era concluso ad esempio con un altissimo numero di richieste, più di un migliaio. Ciò indica che nel nostro Paese vi è ancora un tessuto industriale creativo e agguerrito.

La terza è riferita alle recenti dichiarazioni del presidente di Swissmem Hans Hess che ha espresso un cauto ottimismo circa il futuro prossimo per il settore dell’industria metalmeccanica e elettrica. Hess ha dichiarato che la forza del franco ha certamente avuto influssi negativi ma che per ora non è successo nulla di drammatico, senza le perdite di decine di migliaia di posti di lavoro che si paventavano. La congiuntura mondiale è andata meglio del previsto e il franco a 1 euro e 20 ha dato più sicurezza al settore.

Politicamente poi, secondo il PS è necessario salvaguardare l’indipendenza della Banca nazionale, condizione che sarebbe essenziale per una corretta conduzione della nostra politica monetaria. Ma se accettiamo questo principio, l’indipendenza significa che l’autorità monetaria non deve accettare alcuna direttiva di origine politica e gestire con responsabilità propria la propria politica per servire nel miglior modo gli interessi del paese.
Responsabilità non dimostrata da Philipp Hildebrand, che diceva non sapere nulla delle transazioni dubbie della moglie. Le sue dimissioni erano state causate anche dalla sconfessione di queste affermazioni. Insomma una brutta figuraccia per questo istituto che dovrebbe distinguersi per integrità morale e gestionale.

Che dire poi del rischio che l’Euro si trasformi in carta straccia? Un’uscita dall’unità monetaria di Grecia, Italia, Spagna o Portogallo, porterebbe la BNS a trovarsi nei forziere centinaia di miliardi di banconote dal valore di biglietti della lotteria. Proprio un bell’affare!

In conclusione occorrerebbe occorre proseguire con le misure di politica a favore della crescita a lungo termine per migliorare le condizioni quadro per l’industria d’esportazione, come ad esempio gli accordi di libero scambio con i Paesi emergenti più dinamici.
Il franco svizzero deve tendere a un rafforzamento di lunga durata e tali provvedimenti sono particolarmente opportuni: bisognerebbe andare a toccare la fiscalità delle imprese, le vie di trasporto, la sicurezza, la formazione e l’innovazione.
Evitiamo voli pindarici e concentriamoci sulle nostre piccole politiche cantonali, molto resta da fare e ben poco fino ad ora è stato fatto!

Marco Chiesa, capogruppo UDC in Gran Consiglio

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