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Dopo la pubblicazione dei più recenti dati statistici sui frontalieri, che hanno raggiunto le 54.000 unità, si sono moltiplicate nel nostro Cantone le reazioni e le prese di posizione sia sul frontalierato, sia sulla libera circolazione.
L’OCST, avvertendo la necessità di partecipare al dibattito in corso, ha raccolto in un apposito testo (allegato) le valutazioni e considerazioni già formulate, completandole con ulteriori proposte di rafforzamento delle misure di accompagnamento alla libera circolazione.

Un contributo prezioso
Per l’OCST, i frontalieri forniscono un contributo prezioso e irrinunciabile, che concorre in misura decisiva alla crescita economica. Anche la libera circolazione, se inserita in una logica di complementarietà, consente di supplire più agevolmente del passato alle carenze di manodopera indigena che si manifestino in determinati rami o profili professionali.

Interrogativi fondati
Laddove viene utilizzata in modo distorto, la libera circolazione suscita però forme di concorrenza controproducente tra la manodopera locale e quella frontaliera. Da questo profilo, la progressione costante e il raggiungimento della vetta di 54.000 frontalieri solleva fondati interrogativi sul loro impatto, che è peraltro triplice. Incide sull’occupazione e può sottrarre occasioni di impiego per disoccupati locali; contribuisce ad incrementare la flessibilità del mercato del lavoro (si veda la possibilità di assumere un collaboratore per semplice notifica fino a 90 giorni all’anno; la facoltà delle agenzie di lavoro temporaneo di reclutare lavoratori interinali oltre confine; la consistente mole di lavoro distaccato) e concorre indirettamente a tener sotto pressione i livelli salariali.

Clausola interna di salvaguardia
Le distorsioni e gli abusi, che vanno combattuti con vigore, non sono tuttavia addebitabili ai frontalieri.
La responsabilità degli scompensi ricade al contrario sulle aziende che utilizzano la libera circolazione in modo speculativo, scardinando gli equilibri del mercato del lavoro. La salvaguardia di questi ultimi è perciò inscindibile da un ulteriore rafforzamento delle misure di accompagnamento.
Occorre in primo luogo puntare a potenziare, rafforzandoli e completandone la gamma, i provvedimenti finora varati dall’autorità federale.
L’OCST chiede però anche che, per le regioni dove la presenza di manodopera frontaliera supera una soglia prefissata (20% della popolazione attiva), siano applicabili provvedimenti aggiuntivi. Si tratta di dare forma ad una sorta di clausola interna di salvaguardia, che consenta di proteggere più efficacemente l’occupazione e i livelli salariali nelle zone sottoposte ad una pressione particolarmente acuta.
Queste misure dovrebbero mirare a prevenire gli abusi nelle condizioni di lavoro ma non solo: dovrebbero essere parimenti orientate a sostenere l’occupazione locale incentivando, più di quanto faccia oggi la legge sull’assicurazione disoccupazione, l’assunzione di giovani in ingresso nel mercato del lavoro e di persone disoccupate.

La responsabilità della Commissione tripartita e delle parti sociali
La Commissione tripartita e le parti sociali detengono una responsabilità primaria. E’ loro chiesto non solo di applicare con rigore le misure di accompagnamento laddove si verifichino abusi ma di adoperarsi per possibilmente prevenire gli squilibri del mercato del lavoro. Un campo decisivo di impegno è quello della tutela dell’occupazione, in particolare nel settore terziario che rimane lo sbocco privilegiato della manodopera locale.
Lo strumento più efficace, poiché fissa le condizioni minime di lavoro e istituisce spazi di confronto tra le parti sociali, rimane il contratto collettivo di lavoro. L’OCST chiede che sia nell’ambito della Commissione tripartita, sia favorendo contatti diretti tra le associazioni padronali di categoria e i sindacati, si dia avvio ad una campagna di diffusione capillare dei contratti collettivi di lavoro.

Canali di sollecitazione
Per promuovere le proposte di potenziamento delle misure di accompagnamento, l’OCST intende segnatamente interpellare direttamente il Dipartimento federale competente e la SECO e interloquire con la Deputazione ticinese.
Si avvarrà pure di Travail.Suisse, affinché ne sia interessata anche la Commissione tripartita federale.
E’ opportuno che il dibattito sollevato dall’ulteriore incremento dei frontalieri sia colto quale occasione per verificare le ricadute della libera circolazione e per adeguare gli strumenti a salvaguardia di un mercato del lavoro dove la manodopera locale e quella frontaliera si amalgamino al di fuori di rapporti di contrapposizione.

OCST
Segretariato cantonale