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Vorrei tornare sul “Requiem” pronunciato dal Tribunale federale per il progetto Biogas Malcantone, promosso fra gli altri dalla Regione Malcantone.

Sorvolo sul fatto che i promotori abbiano divulgato pubblicamente (a Municipi e organi di stampa) la recente sentenza senza precedentemente “anonimizzarla” come previsto dal TF medesimo.
Ma, ormai è risaputo che il singolo opponente è il sottoscritto, per cui, appunto, sorvoliamo.

Però, le stizzite prese di posizione dell’ing. Gianluca Ballerini (Bag-E Sagl) e dell’ing. Marco Marcozzi (già Regione Malcantone) meritano una replica puntuale e precisa.
Altrimenti l’opinione pubblica potrebbe pensare che ad affossare il progetto sia stato io, quando invece sono i promotori stessi ad aver intrapreso una strada palesemente errata fin dall’inizio.
Già si presumeva e ben si è letto sulla stampa che l’impianto era stato concepito prevalentemente per smaltire i rifiuti organici dei comuni.
Rispetto a questa pur reale ed effettiva esigenza, che andrà quindi in qualche modo soddisfatta (alla condizione che già oggi non vi siano soluzioni disponibili), il Tribunale amministrativo prima e il Tribunale federale poi hanno confermato che la strada scelta dai responsabili comunali e cantonali è sbagliata.
Del resto una sentenza del TF così stringata (solo poche pagine) ha un solo significato: il progetto si scontrava con la legge in modo evidentissimo. Concretamente, si è voluto essenzialmente simulare un impianto agricolo per soddisfare bisogni della collettività.
Che l’errore stesse poi o nella fonte degli scarti organici (non da aziende agricole, ma da smaltimento di rifiuti organici comunali) o, come sancito dal Tribunale federale, nell’insufficiente connessione (finanziaria) con l’azienda agricola in questione, poco importa. Quello previsto non era evidentemente un impianto agricolo.

La lezione da trarre è che bisogna imparare a impostare le soluzioni sulle effettive basi legali senza cercare di girarci attorno.
Bisognava eventualmente intraprendere una regolare procedura pianificatoria durante la quale l’intera comunità avrebbe potuto esprimersi in maniera democratica.
In questa vicenda a dare più fastidio è appunto che si è cercato di evitare che la popolazione si esprimesse.
E d’altronde nel nostro Cantone vi sono altri esempi del genere dove progetti non conformi sono stati realizzati semplicemente perché nessuno si è opposto. Che sia toccato a me come singolo opponente non è stato certo un piacere, anzi invece un impegno e sforzo che volentieri dedico alla collettività.

Per concludere, si è evitata l’edificazione in zona agricola di un complesso che di fatto era industriale. L’impatto sulla nostra regione periferica, una delle poche isole di pace e tranquillità rimaste, sarebbe stato notevole.
A maggior ragione nel caso concreto poiché a pochi passi dal previsto impianto ci sono la scuola e l’asilo, che secondo me vanno preservate da ogni profilo, tenendone ben distanti puzze, rumori e traffico.

Domenico Bolli, Bedigliora