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Entro il 31 dicembre 2016, il patrimonio di Banca Stato passerà da 110 milioni a 240 milioni di franchi. Un’aggiunta di 130 milioni che verrà assicurata dal Cantone. Il grado di copertura deve passare sopra la soglia minima del 140% stabilita dalla Finma.

Martedì, in Gran Consiglio vi è stato il dibattito sull’aumento della copertura di 130 milioni dell’istituto di credito cantonale.
Stando a quanto riportano i media, dopo un acceso dibattito l’aumento è stato avallato con 41 sì, 9 no (Verdi) e 11 astenuti (UDC, alcuni leghisti).
Un totale di 61 deputati sui 90 che conta il Gran Consiglio. Un terzo del Parlamento, in pratica, era assente, malgrado l’importanza della tematica.
Non è un segnale incoraggiante per il sistema politico-decisionale del nostro cantone.

Passando al dibattito, l’UDC si è astenuto dal voto perché ha in pendenza un’iniziativa presentata per trasformare Banca Stato in una società anonima.
Vista l’ora tarda, si erano ormai fatte le sette di sera, Sergio Morisoli ha fatto una proposta di rinvio in Commissione, argomentando che l’importante discussione andrebbe fatta con maggiore calma. Una richiesta che è stata respinta.
La responsabile del DFE Laura Sadis, che è a favore dell’aumento di capitale, ha punzecchiato Morisoli dicendogli di sperare che il suo non fosse un modo per tergiversare, “visto che sulla piazza finanziaria ci sono anche altri attori”. Un ovvio riferimento al Credit Suisse, dove Morisoli è attivo professionalmente.

L’edizione odierna del Corriere del Ticino riporta le posizioni di alcuni deputati sull’aumento del capitale:
Michela Delcò Petralli, I Verdi : “La richiesta di credito, sdoganata come necessità tecnica, è la conseguenza di una gestione inefficiente, opaca e poco lungimirante.”
Marco Chiesa, UDC : “L’aumento di capitale è una pillola che dovremo ingoiare.”
Matteo Pronzini, MpS : “C’è un rapporto di causa-effetto tra le scelte della banca e l’attuale situazione.”
Tra i favoreli, il socialista Saverio Lurati : “Condividiamo sia per la semplicità di attuazione sia per la neutralità dei costi” e il PLRT, che ha auspicato che la pressione della Finma non diventi un ostacolo alla concessione di crediti immobiliari.