Il filosofo e matematico arabo Averroès (1126-1198) definiva l’intelletto un sostanza eterna, incorporea, scomponibile in intelletto agente e in intelletto passivo. L’intelletto agente è la ragione umana e materiale, mentre l’intelletto passivo era definito come la parte connessa con i sensi.

L’intelletto è la capacità di ragionamento, di intuizione, l’insieme delle facoltà mentali che permettono di pensare e capire, la facoltà di cogliere l’essenziale.

Nella teologia cattolica, il dono dell’intelletto è una delle grazie divine che apre la mente alla conoscenza della verità.

Per il filosofo greco Platone (428 a.C.-348 a.C.) l’intelletto è la particella divina che permette di avere delle idee, di raggiungere la conoscenza, il bene e la moralità. A suo dire, la conoscenza che l’uomo raggiunge grazie all’intelletto è superiore alla conoscenza scientifica, perchè permette una visione chiara e incontaminata.

L’intelletto non è una grandezza estensiva bensì intensiva : perciò un solo individuo può tranquillamente opporsi a diecimila imbecilli e un’assemblea di mille imbecilli non fa una persona intelligente.
Arthur Schopenhauer (filosofo, 1788-1860)

Gli uomini di più ampio intelletto sanno che non c’è netta distinzione tra il reale e l’irreale, che le cose appaiono come sembrano solo in virtù dei delicati strumenti fisici e mentali attraverso cui le percepiamo.
Howard Phillips Lovecraft (scrittore e poeta, 1890-1937)

Mi hanno chiamato folle, ma non è ancora chiaro se la follia sia o meno il grado più elevato dell’intelletto.
Edgar Allan Poe (scrittore, 1809-1849)