In Serbia, il nazionalista Tomislav Nikolić ha vinto le elezioni presidenziali, sconfiggendo il capo di Stato uscente Boris Tadić, dichiaratamente filo-europeo. La Serbia è candidata all’adesione all’Unione europea e l’elezione di Nikolić potrebbe modificare l’atteggiamento di Belgrado nei confronti di Bruxelles.


Eletto con il 49.5% dei voti, Nikolić è stato vicino all’ultra-nazionalista Vojislav Seselj, che si trova sotto processo al Tribunale penale per l’ex Jugoslavia. Cosciente dei timori sorti a seguito della sua nomina, il nuovo presidente ha rassicurato circa la sua intenzione di portare a compimento l’adesione della Serbia allo spazio comunitario europeo.

“La mia elezione è la prova della giustizia divina – è stata la prima dichiarazione di Nikolić. Il quotidiano serbo Politika non si dilunga in elogi sul nuovo presidente e preferisce sottolineare l’alto tasso di astenuti (quasi il 50% degli aventi diritto) e il 3% di schede nulle.
Secondo il quotidiano, i risultati delle elezioni mostrano che i serbi hanno votato più contro Tadić che a favore di Nikolić e il nuovo potere dovrà probabilmente coabitare con una maggioranza parlamentare d’opposizione. Questo complicherà la formazione del nuovo governo.

Il portale online serbo Novine sottolinea che la vittoria di Nikolić è una salutare umiliazione per l’immagine della società serba e che bisogna cercare le ragioni della sconfitta di Tadić nella mancanza di risultati concreti ottenuti dal suo governo negli ultimi quattro anni.
L’arroganza di Tadić, la concentrazione dei poteri, la pressione sui media e il tentativo di ottenere un terzo mandato presidenziale (contrariamente alle regole democratiche e alla costituzione) hanno prodotto un effetto indesiderato.