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Quindici mesi dopo la caduta di Hosni Moubarak, gli egiziani vanno alle urne per eleggere il loro nuovo presidente. La questione centrale dell’importante appuntamento elettorale è sapere se l’Egitto sarà guidato da un islamista

Il potere potrà sfuggire alla confraternita dei Fratelli Musulmani, che nelle elezioni legislative dello scorso inverno si era aggiudicata quasi la metà dei seggi in Parlamento?
Stranamente, i Fratelli Musulmani sono sulla difensiva. Una serie di passi falsi, le dispute degli ultimi mesi con l’esercito al potere e la propaganda dei media statali sembrano aver intaccato la loro popolarità. La paura di uno Stato islamico monolitico si è fatta strada, soprattutto nella comunità copta (i cristiani d’Egitto), che rappresenta il 10% della popolazione.

Il seggio presidenziale viene conteso da 11 candidati e il voto è più che mai aperto. I candidati favoriti sono però solo quattro : Amr Moussa e Ahmed Chafik, entrambi ex ministri del vecchio regime ; il candidato dei Fratelli Mohammed Morsi e l’slamista dissidente Abdelmoneim AboulFoutouh.

L’incertezza del risultato innervosisce i Fratelli Musulmani, che si sono premuniti e hanno messo in guardia da frodi elettorali. Stando alla stampa locale, la confraternita avrebbe mobilitato 500’000 volontari (20 per ogni seggio) per sorvegliare le operazioni di voto.
Per assicurare la regolarità del voto, l’esercito, che dal febbraio 2011 detiene il potere, ha previsto un dispositivo eccezionale : 14’000 magistrati, 75’000 funzionari, 55 ONG e 200 osservatori internazionali.
Nell’Egitto del dopo Moubarak, i problemi principali sono la disoccupazione, la mancanza di alloggi, l’educazione e il rapporto conflittuale con Israele. Un’altra importante questione è il ruolo dell’esercito. Quale posto e quali privilegi accordare agli alti ufficiali che da oltre un anno dirigono il paese?

I circa 50 milioni di elettori egiziani opteranno per il “restauro” rappresentato da Moussa e Chafik, che promettono uno Stato vigile e il ritorno alla sicurezza? Oppure confermeranno la scelta delle passate legislative e daranno il potere al candidato dei Fratelli Musulmani? Oppure sceglieranno la terza via, quella di Aboul Foutouh, che pretende andare oltre le barriere imposte da islamisti e liberali? E se vinceranno gli islamisti, i circa 15mila personaggi, provenienti da ambienti diversi, che oggi governano e prendono ogni decisione, accetteranno di farsi da parte e lasciare la guida alla nuova élite religiosa?

(Fonte : Le Monde.fr)