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Un gruppo di azionisti ha avviato una causa collettiva contro Facebook presso la Corte distrettuale di Manhattan, contro il suo fondatore Mark Zuckerberg e contro la banca statunitense Morgan Stanley, che ha seguito la quotazione in Borsa.

L’accusa è di non avere subito comunicato agli investitori, prima dell’Ipo miliardaria, che gli analisti avevano ridotto di molto le stime di crescita.
Stando a indiscrezioni, la riduzione consistente delle previsioni di crescita dei ricavi era stata comunicata solamente a pochi investitori privilegiati.
Dai 38 dollari iniziali, già nella giornata di lunedì il titolo aveva toccato quota 33,51 dollari, trascinando nella sua discesa diverse aziende attive nel social networking, come LinkedIn (-2,41%), Yelp (-5,31%) e il social network cinese quotato sul Nyse Renren (-6,86%).
Mark Zuckerberg respinge le accuse e assicura che la società si difenderà con ogni mezzo.

Sotto accusa c’è anche il Nasdaq OMX Group, che controlla l’indice su cui è quotato Facebook, per i ritardi nel collocamento dovuti a problemi tecnici, che avrebbero portato a gravi perdite per gli investitori.
Dopo il deludente debutto a Wall Street e il crollo del titolo nei due giorni seguenti, Facebook ha comunque iniziato la giornata di mercoledì in positivo, rimbalzando quasi del 3%.