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La multa di 156 milioni di franchi che la Commissione della concorrenza ha inflitto al gruppo BMW ha messo in luce le discutibili, per non dire inammissibili, pratiche commerciali di taluni gruppi europei in Svizzera, scrive Urs Gfeller nel rubrica “Signatures” del portale della radio televisione romanda RTS.ch.

“Il costruttore automobilistico tedesco – si legge nell’articolo – ha in effetti proibito ai suoi concessionari dello spazio economico europeo di vendere veicoli nuovi a clienti in Svizzera, per l’unico motivo che voleva mantenere prezzi alti nel nostro paese.
Questo ostacolo alle importazioni dirette e parallele rivela l’arroganza e l’assenza di morale dell’azienda tedesca.
Invece di far beneficiare i consumatori svizzeri dei profitti del cambio, di fatto del calo dell’euro, BMW non ha esitato a intascare questi profitti, con il pretesto che gli svizzeri hanno un potere d’acquisto più alto che i germanici.

Questo palese disprezzo per i clienti svizzeri va condannato. BMW è un gruppo che se ne infischia dell’etica. Come il distributore spagnolo di articoli di abbigliamento Zara oppure il gruppo francese di cosmetica l’Oréal, che rifiutano ostinatamente di restituire ai consumatori svizzeri la totalità dei loro guadagni sul cambio.
La COMCO, la Commissione della concorrenza, ha picchiato duro. Ci aspettiamo che infligga ulteriori sanzioni per far finalmente scendere i prezzi dei prodotti importati in Svizzera.”