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In gioco gli equilibri più delicati del Vaticano. Guerra tra fazioni per il dopo Ratzinger. Vecchia guardia contro bertoniani, scrive il quotidiano La Stampa : ” Lo scontro che si va consumando dietro il Portone di Bronzo riguarda la posta più alta che ci possa essere: la scelta del prossimo Papa.

“Da una parte la vecchia guardia – si legge nell’articolo – la diplomazia della prestigiosa scuola di piazza della Minerva (Sodano, Sandri).
Dall’altra il nuovo che avanza: Bertone e i suoi fedelissimi (Versaldi, Calcagno, Coccopalmerio, Bertello). Che le munizioni siano documenti segreti che finiscono ai media, poco conta.
I vertici della Santa Sede stanno smottando, una casella alla volta. Tutti gli «infedeli» debbono essere cacciati. Prima il segretario generale del Governatorato, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò. Poi il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi.

Nel mirino dei «corvi» c’è ora il segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Ieri il Pontefice ha esternato pubblica fiducia verso i suoi più stretti collaboratori.
E’ la gestione bertoniana, però, che avrebbe scatenato la faida dentro la Curia vaticana. In particolare la nomina da parte del Papa di 22 nuovi cardinali. Quando si sono conosciuti i nomi, alla corrente ostile a Bertone è parso chiaro che gli equilibri nel Sacro Collegio stavano cambiando perché molti dei nuovi cardinali erano italiani e molti quelli considerati di osservanza bertoniana.
Lo storico Alberto Melloni ha spiegato : Ormai lo hanno capito anche i sassi, è dentro il cuore del potere curiale che si addensa il grosso delle tensioni e delle insoddisfazioni.”

Gli italiani hanno perso il conclave nel 1978 e nel 2005 non perché fossero pochi ma perché erano divisi. La maggioranza nel prossimo conclave è la vera posta in gioco. Ovvero gli equilibri tra le diverse cordate.
Il tutto in vista di una scadenza che è nella natura delle cose, considerando che Benedetto XVI ha compiuto 85 anni.
Quanto la «guerra dei veleni» all’interno della Curia romana può accrescere o diminuire le chance di ascesa al Soglio di Pietro di un candidato italiano dopo due pontefici stranieri?
Uno scenario sotto osservazione dell’«intelligence» soprattutto da quando un papabile italiano (l’arcivescovo di Milano, Angelo Scola) è in pole position per la successione.”