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Sollecitati da numerosi organi di stam­pa che hanno ricevuto, contrariamente al DFE, una lettera aperta del signor Egi­dio Bronz, il DFE precisa quanto segue.

Pramac SA ha ricevuto, complessivamen­te, sussidi per 4,3 milioni di franchi. Di questi, 2 milioni di franchi sono stati ero­gati in base alla Legge per l’innovazio­ne economica (contro i 5 milioni che era­no stati stanziati), mentre 2,3 milioni di franchi sono stati versati per misure can­tonali e federali in ambito di mercato del lavoro (indennità per lavoro ridot­to, incentivi all’assunzione, bonus d’in­serimento, assunzione disoccupati pro­blematici, assegni per il periodo d’intro­duzione). Non sono invece state conces­se agevolazioni fiscali.

Pramac SA ha investito a Riazzino 136 milioni di franchi (senza lo stabile) e non 25 come asserito nella lettera e ha creato 149 posti di lavoro, dei quali 41 occupati da residenti.
Come per tutte le richieste di sostegno in base alla Legge per l’innovazione econo­mica, anche nel caso di Pramac SA è sta­ta effettuata un’analisi molto restrittiva della solidità aziendale e del piano in­dustriale, con il supporto e la valutazio­ne della Commissione per l’innovazio­ne economica esterna all’Amministra­zione cantonale.
Si ritiene dunque che, anche nel caso di Pramac SA, l’analisi per la concessione degli aiuti pubblici sia stata rigorosa e coscienziosa.
D’altro can­to, l’azienda ha proposto sul mercato un prodotto innovativo (i moduli fotovol­taici basati sulla tecnologia a film sotti­le di tipo micromorph), coerente con lo spirito della Legge per l’innovazione eco­nomica, in un settore, quello delle ener­gie rinnovabili, unanimemente sostenu­to, sia dal profilo dei nuovi orientamen­ti energetici, sia dal lato dello sviluppo di nuove attività produttive e nuovi pro­dotti in ambiti con grandi potenziali.

Le premesse, per un sostegno pubblico mi­rato e non a pioggia, erano quindi da­te. Anche per questo motivo, il fallimen­to di Pramac SA lascia grande amarez­za.
Certamente, la situazione generale difficile del mercato del fotovoltaico in Europa (che ha portato al fallimento del più grande produttore europeo), la con­correnza asiatica e il decreto italiano che discrimina gli impianti fotovoltaici pro­dotti in Svizzera (il cosiddetto «scudo so­lare» per eliminare il quale il Consiglio di Stato e la Deputazione ticinese alle Camere sono intervenuti più volte pres­so l’Autorità federale), non hanno aiu­tato l’azienda.
Infine, si tiene a sottoli­neare che gli aiuti della Legge per l’in­novazione economica non privilegiano imprese estere, ma sono indirizzati a tut­te le aziende – gran parte delle quali ti­cinesi – che creano innovazione.

Dipartimento delle finanze e dell’economia