Warning: Attempt to read property "post_excerpt" on null in /home/clients/d43697fba9b448981cd8cd1cb3390402/web/content/themes/newsup/single.php on line 88

Il 17 giugno chi vorrà andrà a votare per decidere o no il referendum obbligatorio su tutti i trattati internazionali importanti, definiti tali dal Parlamento e dal Consiglio federale. Leggendo la raccomandazione e le argomentazioni del Governo che, con Parlamento, associazioni di categoria e tutto l’apparato istituzionale in forze, è contrario all’iniziativa, viene da pensare a quando abbiamo votato l’adesione alla normativa di Schengen e Dublino. Anche allora le stesse forze in campo ed è andata proprio male!

Vediamone i risultati: 5 giugno 2005, vi ricordate? Il Popolo ha approvato Schengen e Dublino col 54,6% dei voti, non certo un risultato eclatante.
Abbiamo dimenticato che 13 Cantoni contro 11 l’hanno respinto? La normativa è passata proprio perché era un trattato soggetto a referendum facoltativo, nel quale i Cantoni non contano.
Se la Costituzione avesse previsto il referendum obbligatorio, sarebbero stati determinanti anche i Cantoni. E Schengen e Dublino non sarebbero passati.
Di qui l’iniziativa popolare. Di questo si decide il 17 giugno; purtroppo per Schengen e Dublino è troppo tardi, ma si potranno evitare altri disastri di questa portata se l’iniziativa passerà.
Tutti sappiamo che oggi non accetteremmo più quegli accordi. L’Inghilterra, paese saggio, se ne è ben guardata e controlla lei stessa le sue frontiere.

Quando leggiamo che si vota troppo, che è inutile e costoso, pensiamo a Schengen e ai guai che ne soffriamo.
Pensiamo che ne saremmo fuori se avessimo votato obbligatoriamente e tenendo conto della volontà dei Cantoni, così come vuole l’iniziativa popolare che voteremo.
Pensiamo anche che costruiamo rotonde inutili e milionarie, che abbiamo una burocrazia che si gonfia di anno in anno, e che qualche milione in più per la nostra libertà di stare fuori dall’Europa lo possiamo e lo dobbiamo spendere.
Rifiutiamo, con sdegno, che il Popolo sovrano non debba sempre essere consultato perché «non può capire», affermazione di certi politici che ci credono idioti e che, fra l’altro, giustificano così la loro tendenza a comunicarci ragioni e motivazioni fasulle, come appunto quelle dei maggiori costi sostenuti per votare.

Perché non decidono di migliorare la loro credibilità nell’informarci a fondo e bene ad ogni votazione?
Si tratta della nostra vita, non solo delle loro carriere più o meno vicine all’Europa. Quando si è deciso di spendere decine di miliardi di franchi per fare un tunnel ferroviario di 57 kilometri, l’Alptransit, cosa si era detto?
Chi ha sbagliato allora, visto che oggi non si sa cosa farne e si sta discutendo di fare il secondo tunnel stradale al Gottardo?
Meglio che sia il Popolo a sbagliare, piuttosto che pochi politici che dimostrano sovente di essere tutt’altro che infallibili e in buona fede.

Quando si è votato per Schengen e Dublino, ci è stata venduta la speranza che la criminalità sarebbe diminuita.
Lo andiamo a chiedere a quegli abitanti del Mendrisiotto che sono stati rapinati e violentati da delinquenti che indisturbati vanno e vengono dall’Italia, passando per i valichi minori incustoditi?
I traffici commerciali non hanno bisogno di particolari trattati per svolgersi nel migliore dei modi: la Svizzera è competitiva, un documento in più per esportare non ha mai impedito o frenato le esportazioni.

La gente deve evitare di farsi prendere in giro. Politicamente parlando la Svizzera è il Paese più intelligente al mondo e per questo dà fastidio a quelle strutture di governo che, anche intorno a noi, non hanno più nulla di democratico, tranne una parodia fatta di elezioni senza programmi seri, dove vengono eletti fantocci sostenuti da centri di potere più o meno noti, dove il cittadino vive una crisi economica disperata e non ha modo di reagire.
Se questa iniziativa non passa saremo sempre meno indipendenti e più vicini all’UE. Se invece passa saremo chiamati un po’ di più a votare e, se riceveremo un’informazione chiara e imparziale, magari ci sforzeremo un po’ per capire, ma andremo a votare in tutta coscienza e conoscenza per evitare di trovarci un giorno privati del nostro modo di vivere e di autogestirci, con la democrazia diretta azzoppata da trattati internazionali che non condividiamo, nelle mani di chi democratico non è, impossibilitati a tornare alla Svizzera d’oggi. Che tutti ci invidiano.

Alberto Siccardi, imprenditore