I consiglieri comunali UDC di Lugano Chiesa e Mellini hanno pronunciato ieri, 12 giugno, tre significativi interventi: sul consuntivo 2011, sul moltiplicatore e sul credito quadro per l’occupazione. Li riportiamo qui integralmente.


Intervento sul Consuntivo 2011 (on. Marco Chiesa)

Il risultato della gestione 2011 presenta un rilevante avanzo di gestione corrente di Fr. 27,1 mio. al posto di un prospettato importante disavanzo di Fr. 11,9 mio.

Queste le cifre nude e crude che, sebbene senza dubbio inaspettatamente positive, non possono e non devono essere slegate dalle riflessioni di merito proposte dal Municipio e dalla Commissione della Gestione. Considerazioni che, lo vedremo più avanti, spesso non coincidono.

Per quanto concerne l’Esecutivo, commentando l’andamento del 2011, ci possiamo rifare alla seguente affermazione: “la situazione finanziaria di base é solida e permette di guardare alle future gestioni con una certa “tranquillità”, soprattutto tenuto conto degli innumerevoli investimenti che la Città sarà tenuta a effettuare anche nel corso dei prossimi anni”.

Affermazione, questa, volutamente e saggiamente indebolita, per non dire criticata, dalla Commissione che, obiettivamente, non se l’é sentita di guardare con serafica “tranquillità” alle future gestioni. Al contrario, nel suo testo, essa ha voluto esprimere con sincerità e convinzione una certa preoccupazione, sia per quanto concerne il trend crescente delle spese di gestione corrente, sia per l’incremento della soglia degli investimenti che hanno superato la barriera psicologica e fisiologica dei 50 mio. di franchi.

In futuro avremo in effetti a che fare con la realizzazione di centinaia di milioni di franchi di investimenti in cantiere, ossia già votati da questo legislativo ma non ancora messi in atto, e soprattutto con la cronica assenza di una visione di medio termine per quanto attiene al capitolo delle spese. A questo proposito cito l’esaustivo passaggio del rapporto commissionale: “il mancato aggiornamento del piano finanziario porta la vostra Commissione ad esprimere preoccupazione per la lievitazione, in certi dicasteri, delle uscite il cui trend appare inarrestabile. Appare a nostro avviso indispensabile fissare dei paletti per limitare o arrestare la crescita delle uscite, al fine di non imporre alle generazioni future il risanamento delle finanze cittadine.”

Potrei fermarmi qui, in poche righe, per i sostenitori di un’oculata gestione delle finanze pubbliche, ce n’è già abbastanza quanto meno per astenersi dall’approvare questo consuntivo. Consuntivo che d’altronde quando indossava la veste di preventivo non ha trovato il nostro avvallo in quanto sottopostoci quale mero atto amministrativo, disgiunto da una corretta logica evolutiva proiettata nel tempo, quella del piano finanziario per l’appunto. Una logica talmente importante che il legislativo cantonale ha voluto formalizzare in un articolo di legge, il 156 per l’esattezza, che Lugano, la Città faro del Cantone disattende con diabolica perseveranza.

Piano finanziario
Art. 156 [184] 1 Il comune può dotarsi di un piano finanziario, allestito dal municipio, che contenga le indicazioni:
a) sulle spese e ricavi della gestione corrente;
b) sugli investimenti;
c) sul fabbisogno finanziario e il possibile finanziamento;
d) sull’evoluzione del patrimonio, dei debiti e del capitale proprio.
2 Per il comune con oltre 500 abitanti il piano finanziario è obbligatorio.
3 Il piano finanziario deve essere sottoposto per discussioni all’assemblea o al consiglio comunale.
4 Il piano finanziario va aggiornato quando vi sono modifiche di rilievo, in ogni caso dopo due anni, con comunicazione al Consiglio comunale.

Che questo inopportuno modus operandi, per usare un eufemismo, produca un vero e proprio danno alla nostra Città, ne è la prova più evidente il fatto che siamo passati, in men che non si dica, da un “piano strategico di stabilizzazione delle finanze 2010-2013” alla sua più totale antitesi quella degli avanzi d’esercizio plurimilionari, con un delta di una quarantina di milioni di franchi, da -12 a +27. Insomma qualcosa di più di un semplice tesoretto, talvolta agitato come una clava per ridicolizzare l’affidabilità delle finanze cantonali. Finanze cantonali che presentano margine d’errore del 4% rispetto al preventivo, mentre quelli cittadini arrivano fino al 6%, questo per dovere di cronaca.

LUGANO – Il Municipio, al termine della sua seduta del 24 marzo 2010, comunica di aver approvato a maggioranza il “Piano strategico di stabilizzazione delle finanze 2010-2013”. Il Municipio ha discusso, approvandolo a maggioranza, il documento pianificatorio delle finanze cittadine per il quadriennio 2010 – 2013. Il documento è definito “piano strategico di stabilizzazione delle finanze 2010 – 2013” in quanto pur necessitando di importanti correttivi della gestione corrente (stabilizzazione finanziaria) deve permettere alla Città di mantenere la sua naturale predisposizione allo sviluppo (piano strategico); predisposizione che di fatto negli anni ha portato Lugano ad assumersi un ruolo importante nella crescita regionale e cantonale. Complessivamente, nel quadriennio, si prevedono uscite per investimenti pari a 483,5 milioni di franchi contro entrate pari a 35,8 milioni. L’obiettivo finanziario di quadriennio vuole il mantenimento dell’attuale livello degli investimenti; la stabilizzazione delle finanze comunali per assorbire gli effetti negativi della crisi economico-finanziaria degli anni 2008-2009; il contenimento dello sviluppo del debito pubblico; il grado di autofinanziamento del 35 %; il contenimento dei disavanzi di gestione corrente per il quadriennio sotto i 50 milioni di franchi. Il piano indica anche l’aumento del moltiplicatore quale eventuale misura transitoria, sulla quale il Municipio ritornerà non appena le attese finanziarie e i bisogni economici della Città lo permetteranno. Il Municipio dichiara di aver voluto contenere il disavanzo di gestione corrente del quadriennio al di sotto dei 50 milioni di franchi operando sia con misure di abbattimento di costi sia mediante l’incremento di ricavi.
Ora, riassunte queste considerazioni, il nostro gruppo non è in grado di pronunciarsi in favore di una delle due tesi, quella rassicurante del Municipio e quella più preoccupata della Gestione, ma stigmatizza l’assenza di una pianificazione strategica del Comune e per di più non è disposto ad accettare e nemmeno a tollerare questa lacuna, conscio che il voto dei preventivi, ossia il progetto di spesa, e dei conseguenti consuntivi, ossia le spese effettivamente realizzate, è una cosa seria e come tale dovrebbe essere considerato.

Bene hanno infine fatto i commissari incaricati di verificare i consuntivi 2011 a segnalare esplicitamente che, se è spesso vero che a consuntivo si denota che si è speso meno rispetto a quanto iscritto a preventivo, è però altresì palese che rispetto al consuntivo dell’anno precedente si osserva un continuo incremento di spesa, una crescita che tuttavia non potrà essere supportata all’infinito e che meriterebbe, come già detto una corretta programmazione di medio termine e l’implementazione delle declamate economie di scala. Se negli anni che mi occupo della cosa pubblica non ho infatti mai visto compiersi la riformulazione della spesa pubblica e il conseguente abbandono di vecchi compiti, anche se obsoleti, l’indirizzo che auspichiamo per il nostro Comune è quello di un aumento dell’efficacia ed efficienza gestionale. Al contrario di quanto vorremmo, anche a Lugano coma a livello cantonale, abbiamo assistito nel 2012 alla spezzettatura politica di alcuni dicasteri per rispendere meglio alle esigenze partitiche o di alcuni primattori, a detrimento di quella che dovrebbe essere la logica del buon governo.

Avviandomi verso la conclusione di questo intervento, non posso sottacere la totale opacità del Municipio in merito ad alcuni progetti strategici della Città, almeno per quanto attiene noi consiglieri comunali, membri eletti nel Legislativo. Cosa succederà ad esempio nel comparto Campo Marzio e quale dunque sarà dunque la politica congressuale della Città, e ancora quale futuro avrà lo Stadio di Cornaredo, più volte annunciato in differenti salse e sempre rimandato, vedasi ad esempio la rapida rimozione delle modine che facevano bella vista di loro solo qualche tempo fa? L’aeroporto? Il palazzo dei Congressi? Il casinò? Per saperne qualcosa in più di quello che si sta concretizzando o non si sta concretizzando a Lugano non vedo dunque l’ora di leggere le novità sui quotidiani ticinesi, nella rubrica luganese, perché di priorità progettuali e di indirizzi strategici l’Esecutivo non li ha mai voluti presentare a codesto calimerico gremio. Anzi spesso, troppo spesso abbiamo assistito a ordini e contrordini che non favoriscono certo la nostra fiducia.

Detto ciò, l’UDC non approverà, coerentemente con quanto fatto con il preventivo 2011, il presente conto consuntivo figlio di una gestione improntata al quotidiano e privo di visioni prospettiche.


Intervento sul moltiplicatore (on. Eros Nicola Mellini)

Presidente, municipali colleghe e colleghi,
il rapporto della commissione della gestione afferma: “Con il mantenimento al 70% il legislativo vuole dare un segnale importante ai cittadini e alle imprese operanti in città in direzione di una fiscalità attrattiva e moderata atta a generare indotto economico e ad allocare attività produttive su suolo comunale, con la speranza di produrre nuovo gettito a favore della città”. Fine citazione.

A nostro avviso, leggendo il resto del rapporto, c’erano tutti i presupposti per fare di più. Il mantenimento del moltiplicatore a quello dei precedenti due anni nei quali i consuntivi hanno continuato a smentire i preventivi trasformando in utili quelli che, evidentemente troppo prudentemente, erano stati ipotizzati quali disavanzi, non è un grande segnale. Le precedenti gestioni chiusesi con risultati positivi hanno dato a suo tempo la possibilità di abbassare dal 72,5 al 70% il moltiplicatore. Non dice forse il rapporto commissionale, quando parla del piano finanziario, che “La tendenza riscontrata è quella di un lento ma graduale miglioramento, in opposizione ai timori di radicale peggioramento delle finanze pubbliche a livello locale e globale”? Noi riteniamo che il trend positivo – e lo conferma pure la lettura del rapporto commissionale – non abbia motivo di arrestarsi improvvisamente.

Se è vero che non si può comunque abbassare la guardia e occorre continuare con la strategia del contenimento dei costi, è altrettanto vero che portare il moltiplicatore al 67,5% sarebbe stato un segnale ben più forte, quantomeno di una ricerca di continuità in questa direzione. Intendiamoci, non si tratta di assaltare sconsideratamente la diligenza. Ma è pur vero che una diminuzione del 2,5% del moltiplicatore d’imposta, fermo lì da ormai tre anni, non cambia la vita per il contribuente, in particolare le persone fisiche del ceto medio, se non rappresenta il tassello di un progetto di defiscalizzazione progressiva che porti nel giro di un numero ragionevole di anni a una diminuzione di una percentuale di due cifre. Obiettivo: meno 10% in 10 o 12 anni. Fatti due calcoli della serva, il contribuente percepisce immediatamente il miglioramento che va a toccare il suo portamonete. Per semplificare l’esempio, prendiamo uno che paga 12’000 franchi d’imposta comunale (1’000 franchi al mese): passando dal moltiplicatore al 72,5 a quello ridotto del 70%, avrà un risparmio di 414 franchi l’anno, ossia 34.50 al mese, ossia 1,15 franchi al giorno. Neanche il costo di un caffè – dice di solito la sinistra quando si tratta di sgravi fiscali riferiti ai meno abbienti. E il cittadino può anche fregarsene. Ma se si continua in questa direzione arrivando al 60% dopo 10 anni, ecco che il risparmio sarà di 1’715 franchi l’anno, 143 al mese, 4.75 al giorno. Non più caffè, allora, ma il leasing dell’utilitaria che il figlio diciottenne utilizza per recarsi al lavoro o a scuola. Se poi non volete che questo si sposti in macchina, tranquilli, ci sta abbondantemente anche un abbonamento Arcobaleno per tutte le zone del Ticino (2°. Classe). E sarebbe immediatamente consapevole del concreto vantaggio economico.

Ecco, questo sarebbe il segnale che ci attenderemmo verso i cittadini luganesi da parte di un Comune sicuro di sé e del suo impegno per una gestione efficiente ed efficace della città.
Purtroppo, la legge prevede che eventuali altre proposte di moltiplicatore possano essere decise dal Consiglio comunale soltanto previa discussione nella Commissione della gestione, quindi ci riserviamo di tornare alla carica nel 2013 sperando che il trend finanziario positivo della città di Lugano abbia a continuare e che, in virtù di tale andamento, Municipio, Commissione della gestione e Consiglio comunale saranno disposti a osare un tantino di più, ossia ad accettare una diminuzione di moltiplicatore, magari a un ragionevolissimo 67,5%..
Nel frattempo, non riteniamo di dover respingere questo messaggio, ma ci asterremo dal voto.


Intervento sul credito quadro per il rilancio dell’occupazione (on. Marco Chiesa)

Il credito quadro triennale di 15 milioni da destinare a coloro che hanno difficoltà ad integrarsi nel mondo del lavoro, ma soprattutto per incentivare nuove possibilità d’impiego, persegue un nobile obiettivo che non vuole essere messo in discussione dal mio intervento. Sappiamo tutti, detto tra le righe, che criticare questo genere di iniziative suonerebbe come politicamente scorretto e elettoralmente controproducente. Detto ciò, confrontati ad un impegno finanziario comunque sostanzioso, è opportuno e doveroso, in questa sede, mettere in luce qualche criticità del presente messaggio.

Innanzitutto non condividiamo la logica contabile del credito quadro che sfugge alla gestione corrente. Si tratta infatti di una comoda via legislativa che tuttavia rappresenta in buona sostanza un mero maquillage dei conti pubblici, migliorandoli di 5 milioni di franchi all’anno, ma senza un parallelo sforzo di contenimento della spesa o di revisione dei compiti che vengono svolti dal nostro Comune. Esercizio quest’ultimo, utile non solo a livello cantonale ma anche livello comunale, come abbiamo sentito anche negli interventi relativi al consuntivo.
Passo ora, addentrandomi nell’analisi del credito, alle cause della situazione nella quale versa il nostro mondo del lavoro, la vera vittima sacrificale, a mio avviso, della libera circolazione delle persone, che quest’anno compie il suo funesto decimo compleanno.

Iniziamo subito col dire che a seguito di questi accordi, la situazione del nostro mercato del lavoro ha subito un notevole peggioramento, non tanto, anzi per nulla a seguito di una fantomatica diminuzione di posti effettivi, ma, al contrario, perché i posti di lavoro creati sono assegnati con sempre più facilità a manodopera frontaliera. A questo proposito, in tempi non sospetti, ossia nel 2009, lo stesso Direttore dell’Ufficio del Lavoro cantonale, Sergio Montorfani, si esprimeva in questi termini: “… a partire dal 2004 abbiamo constatato che l’evoluzione del numero dei frontalieri è indipendente dalla congiuntura economica e quindi dall’evoluzione della disoccupazione. Se in passato, fino agli anni ’90 c’era un rapporto speculare, per cui quando aumentava la disoccupazione il numero di frontalieri diminuiva (esisteva il filtro dei permessi di lavoro che venivano rilasciati dallo Stato, Stato che teneva conto anche della situazione del mercato del lavoro e dall’aumento della disoccupazione), ora questo filtro non esiste più.”

In pratica una dichiarazione di resa bella e buona, resa riconfermata poi un anno e mezzo dopo, dove a fronte di una stagnazione del numero di disoccupati all’inizio di quell’anno, correva il 2010, vi era stata nello stesso anno la creazione di ben 3’000 nuovi posti di lavoro. Infatti, lo stesso Montorfani affermava: “l’economia ticinese sta bene. Nell’equazione che non torna bisogna considerare il fenomeno dei frontalieri che nel 2010 sono aumentati di 3000 unità. Si può dunque dedurre – conclude Montorfani – che gran parte dei 3000 nuovi posti di lavoro siano andati proprio ai 3000 nuovi frontalieri.”

Ecco quindi che le responsabilità della libera circolazione sono evidenti. Il frontalierato determina un effetto di sostituzione corroborato, e lo sottolineo, corroborato, da imprenditori locali senza nessuna sensibilità rispetto alla manodopera indigena e per i quali non nutro alcuna stima né simpatia. I posti di lavoro dunque aumentano, non vi è un vero e proprio allarme occupazionale, ma l’alta concorrenzialità degli stipendi versati ai frontalieri, per usare un eufemismo, fa sì che i posti vadano assegnati in primis a loro. E ciò che è peggio, contrariamente alle tesi di taluni, è che questo fenomeno non riguarda le attività che gli svizzeri non vogliono più fare. Questa è una bufala. Basti pensare che al momento dell’entrata in vigore della libera circolazione totale nel giugno 2007, nel settore terziario, quello congeniale anche ai nostri giovani, il nostro Cantone contava circa 20’000 frontalieri mentre oggi essi raggiungono quasi le 29’000 unità. Un devastante effetto collaterale che abbiamo più volte segnalato, salvo poi essere tacciati di catastrofisti e anti-europeisti.

Altro aspetto da ritenere, questa volta in positivo, ce l’auguriamo vivamente, è il cambiamento di tendenza congiunturale previsto dall’istituto BAKBASEL. Per il 2012 le previsioni di crescita del PIL nazionale sono state ritoccate dallo 0,7% iniziale all’1,5%. La spiegazione sarebbe la buona e “sorprendente” performance dell’economia nazionale durante l’ultimo inverno. Queste valutazioni, ne convengo, stridono con i dati macroeconomici internazionali, soprattutto nella zona euro dove impera la crisi del debito sovrano, ma in realtà non sono le uniche. Altri dati favorevoli sono stati resi noti da Economiesuisse (crescita economica dello 0,9 per il 2012, contro lo 0,5% del 2011), dal KOF (+0,8%), dall’UBS (+0,9%) e dalla Banca Nazionale (+1%). Di oggi anche il ritocco verso l’alto del SECO. Ritengo importante sottolineare proprio in questo ambito queste previsioni in quanto sono, siamo pienamente convinti che, allo stato attuale, solo un deciso miglioramento della congiuntura permetterà il riassorbimento di un po’ di questa disoccupazione strutturale che stiamo cercando di combattere con il presente credito quadro e non certo l’ingigantimento incontrollato dei posti pubblici.

Per quanto attiene al secondo aspetto, la disoccupazione frizionale, ossia quella inevitabile perché ci vuole comunque del tempo per far coincidere le richieste dei lavoratori con le esigenze del mercato del lavoro, non si può sottacere il peggioramento dello scollamento tra la domanda e l’offerta di lavoro. Ciò significa che per alcune professioni vi è un’inflazione di richieste, mentre per altre, penso ad esempio al settore sociosanitario, vi sarebbe invece ampiamente posto per accogliere nuove forze. Alla base di ciò, e qui il credito quadro non potrà far nulla senza la buona volontà dei disoccupati, vi è ancora una certa stucchevole rigidità mentale dei nostri giovani, che dovrebbero, al contrario, armarsi di maggiore flessibilità nel loro percorso formativo. A loro, in un mondo professionale sempre più in evoluzione e difficoltoso, occorre ed occorrerà sempre di più in futuro, chiedere di abbandonare la logica del posto comodo e sotto casa. Fare qualche km di percorso per lavorare è diventata ormai una condizione “sine qua non” per diventare una pedina importante del mondo professionale.

In conclusione, annunciando il sostegno dell’UDC a questo credito, chiediamo infine il miglioramento della presentazione dei risultati di tali interventi, magari sulla scorta del rendiconto cantonale concernente le misure cantonali di rilancio dell’occupazione, che siano da conferma dell’efficacia e dell’efficienza dei milioni questa sera investiti.