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Venerdì i trattati fiscali con Berlino, Londra e Vienna hanno passato lo scoglio del Parlamento, ma il popolo sarà chiamato a pronunciarsi, in quanto l’Asni, l’Associazione per una Svizzera neutrale e indipendente, ha lanciato un referendum.

Malgrado l’opposizione di diversi membri del PS e dell’UDC, la Camera del Popolo ha approvato il trattato con la Germania con 109 voti contro 76 e 10 astenuti, quello con la Gran Bretagna con 110 voti contro 77 e 8 astenuti e quello con l’Austria con 143 voti contro 46 e 3 astenuti.
Vi sono però ancora delle minacce che pesano sugli accordi, sia in Svizzera che in Germania.

Venerdì l’Associazione per una Svizzera neutrale e indipendente ha fatto sapere che si opporrà ai tre accordi con un referendum. Da martedì avrà tempo sino al 27 settembre per raccogliere le 50mila firme necessarie.
Il Consigliere nazionale UDC e direttore dell’Asni Pirmin Schwander ha commentato che gli accordi fiscali sono un chiaro attacco alla sovranità svizzera e che è inammissibile che le banche svizzere raccolgano imposte per conto di altri paesi.
Oltre a questo aspetto istituzionale, l’Asni vede negli accordi un problema economico per le banche, che saranno obbligate a operare una riduzione dei posti di lavoro.

L’Asni non dovrebbe avere difficoltà a raccogliere le 50mila firme necessarie. I suoi membri sono oltre 40mila e ha molti simpatizzanti.
Il popolo sarà chiamato alle urne verosimilmente il 25 novembre. Se lo scrutinio sarà favorevole agli accordi, questi entreranno in vigore nel gennaio 2013, come previsto dal Consiglio federale.
L’accordo con Berlino potrebbe essere soggetto a un contrattempo supplementare, in quanto deve affrontare una forte opposizione in Germania. La sinistra germanica, che nel Bundestag ha la maggioranza, ha concrete possibilità di invalidarlo.